Le
Nazioni Unite hanno chiesto al
governo etiope di autorizzare l'ingresso di
osservatori stranieri
nel Paese, dopo i violenti scontri dello scorso fine settimana
tra manifestanti e forze di sicurezza nelle regioni a maggioranza
Oromo e Amhara, costati la vita ad almeno 97 persone. Secondo il
bilancio fornito da
Amnesty International gli scontri più violenti si sono concentrati a
Bahir Dar dove almeno
30 persone sono morte domenica e dove la polizia avrebbe sparato su persone che protestavano in modo pacifico.
Un portavoce dell'Alto commissario Onu per i diritti umani ha
definito "estremamente allarmanti" le notizie che arrivano dalla regione e ha chiesto al governo di "dare subito accesso a
osservatori internazionali per
stabilire cosa sia realmente successo". "ll governo deve garantire che qualsiasi uso eccessivo della forza,
da parte delle forze di sicurezza, sia oggetto di un'indagine
rapida e trasparente e che i responsabili di queste violazioni
dei diritti umani ne siano chiamati a rispondere", ha detto ancora il portavoce.
L
'Onu ha anche chiesto il rilascio di quanti "sono detenuti per
aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e di
radunarsi in modo pacifico". Normalmente il governo etiope riesce a controllare il paese ma, dallo scorso novembre, le proteste di gruppi etnici che da anni si sentono emarginati hanno provocato scontri violentissimi con le forze di sicurezza senza precedenti negli ultimi venticinque anni. Le proteste sono cominciate nella regione
Oromia dieci mesi fa e sono arrivate fino alla zona dell'
Amhara. Sono in questi due territori che vivono i due più importanti gruppi etnici del paese.