Oggi Elisabetta II diventa il sovrano che ha regnato più a lungo nella storia del Regno Unito, battendo il record finora detenuto dalla regina Vittoria, la sua trisnonna, che rimase sul trono per ben 63 anni e 216 giorni. E, in perfetta linea con il suo carattere riservato e allergico alla pompa magna, Elisabetta manterrà il profilo molto basso e trascorrerà la giornata il più lontano possibile dai riflettori, partecipando all’inaugurazione di un simbolo d’altri tempi, un trenino a vapore a Tweedbank, nella regione scozzese dei Borders. Non è nemmeno chiaro se si mostrerà ai sudditi con un piccolo discorso di ringraziamento. Buckingham Palace non ha infatti annunciato alcuna celebrazione ufficiale, ma a giudicare dalla vasta copertura che i media stanno dando alla ricorrenza, è impossibile ignorare il sentimento d’orgoglio che sta contagiando la nazione. «È la nostra ancora», titolava domenica il
Sunday Times; «Che regni ancora a lungo», scriveva il
Daily Mail; «Resta con noi», declamava l’
Evening Standard. Elisabetta, secondo un recente sondaggio di YouGov, sarebbe addirittura più amata dai suoi sudditi della regina Vittoria: il 27 per cento degli intervistati la ritiene infatti il sovrano «più grande» che la Gran Bretagna abbia mai avuto, prima di Vittoria che ha ottenuto il 13 per cento delle preferenze e di Elisabetta I, il 12 per cento. Eppure, a parte le poche parole che concede durante il consueto discorso di Natale, e una vaga espressione di compiacimento che si è notata sul suo volto quando la Scozia è rimasta parte del Regno, resta impossibile capire quello che passa davvero per la testa della sovrana: in quasi 64 anni di Regno, non ha mai osato esprimere un’opinione politica. Lo stesso non si può dire di Vittoria, che negli ultimi anni della sua vita fu apertamente ostile verso il partito liberale, e che durante il governo di Benjamin Disraeli, minacciò di abdicare ben cinque volte. «Sua Maestà è una ragazza carina – disse di lei nel 1969 Paul McCartney –, ma non ha molto da dire». Ed è rimasta di poche parole: il 21 aprile Elisabetta compirà 90 anni, e il tempo è passato anche per lei, ma quanto a loquacità è rimasta la stessa. Se fosse stato per lei non avrebbe parlato alla nazione neanche dopo la morte di Lady Diana, nell’agosto del 1997. Ma l’oltraggio dei sudditi che la accusarono di freddezza e indifferenza e un titolo sul
Daily Express che le chiedeva apertamente dove si fosse nascosta la costrinsero ad abbandonare il suo isolamento in Scozia per mischiarsi tra la folla di migliaia di sudditi davanti ai cancelli di Buckingham Palace a deporre fiori per Diana. Elisabetta non è mai riuscita a conquistare il cuore dei britannici come ha fatto Lady Di, ma i suoi sudditi provano per lei grande affetto. Oggi più che mai, scriveva il
Sunday Times, l’apprezzano e rispettano per una qualità molto importante: quella di essere riuscita a rispettare le regole del gioco, in linea con l’esempio avuto dal padre, re Giorgio VI, e a garantire stabilità alla monarchia. Sembra quasi ironico che una delle immagini di lei più emblematiche sia sulla copertina di un singolo del gruppo punk dei Sex Pistols. La rabbia che la pubblicazione di «God Save the Queen» nel 1977 sollevò negli ambienti monarchici fu esattamente quello in cui il gruppo sperava, ma alla fine è stata la regina ad averla vinta: il punk è morto; il cantante del gruppo, Johnny Rotten, oggi fa la pubblicità in televisione a una marca di burro, mentre la regina è ancora serenamente in carica, più forte che mai. Secondo un recente sondaggio di ComRes, la popolarità di Elisabetta rimane invariata da quando salì sul trono, nel 1952: ancora oggi, infatti, può contare sull’appoggio della maggioranza della popolazione, il 77 per cento. Sono invece meno, il 43 per cento, quelli che credono che Elisabetta lascerà il segno e riuscirà a dare un nome all’epoca in cui ha regnato come fecero Elisabetta I (“Età elisabettiana” 1558 -1603) e Vittoria (“Età vittoriana” 1837-1901). La settimana scorsa lo storico David Starkey ha dichiarato che la regina non ha fatto «niente di memorabile», che è una «pragmatista» e che lo scopo del suo regno è stato, in realtà, quello di mantenere attivo il «royal show». Il royal show è senz’altro attivo, e anche la sua protagonista principale, nonostante l’età avanzata. A quasi novant’anni, infatti, la regina non ha dato adito a speculazioni su un suo possibile ritiro, ma quando lo farà, secondo l’indagine di YouGov, il 43 per cento della popolazione (contro il 33) è pronto a dare il benvenuto sul trono al figlio, il principe Carlo. I sudditi appaiono invece meno generosi nei confronti della moglie di Carlo, Camilla, e non sembrano disposti a incoronarla regina. Al massimo, la donna che ha preso il posto di Diana “regina di cuori”, secondo la maggior parte degli intervistati da ComRes, potrà ambire al titolo di Principessa Consorte.