Il «Giorno della collera»
In vista la corte marziale
Nelle prossime ore, a quanto rivelano fonti della sicurezza, il governo potrebbe proclamare la Legge marziale per stroncare quello che si sta trasformando in un conflitto civile. Anche ieri il Cairo e molti altri centri urbani (Alessandria, dove sarebbero 40 le persone uccise dai colpi sparati dai tank dell’esercito, Giza, Ismailia, Tanta, Mansoura, Damietta, al-Arisch, Fayoum, Marsa Matrouh), sono stati militarizzati – blindati in tutti i punti nevralgici – e messi a ferro e fuoco, dopo le marce di centinaia di migliaia di pro-Morsi formatesi per celebrare quello che è stato chiamato il «Giorno della collera». Così l’“Alleanza per la legittimità e la democrazia”, in cui la Fratellanza musulmana ha il ruolo di timoniere, ha denominato la giornata, con chiaro riferimento a quel 25 gennaio 2011 in cui l’esasperazione popolare nei confronti del regime di Hosni Mubarak diede il la alla rivolta. I cortei convocati nella sola capitale sono stati 28. Ancora una volta, “guerra” di cifre: 27 i morti per il governo, almeno 95 secondo i pro-Morsi.
La battaglia di piazza Ramses
Le fosse comuni e le atrocità
La battaglia si è concentrata in piazza Ramses: lancio di gas lacrimogeni da parte della polizia, raffiche dagli elicotteri militari, spari dal centrale ponte 15 maggio. E sul Web hanno cominciato a circolare immagini di fosse comuni ritrovate dagli agenti di fronte alla moschea di Rabaa, opera degli islamisti.
I Fratelli: «Resistenza a oltranza»
Il governo: «Complotto terrorista»
La Guida suprema dei Fratelli Musulmani, Mohammed Badie, ha incitato alla “resistenza”: «Il popolo che manifesta pacificamente nonostante la ferocia del colpo di Stato militare, resisterà fino a quando il golpe svanirà». La Fratellanza ha promesso «settimane di proteste». E ha accusato Washington di aver organizzato il golpe anti-islamista. Per parte loro, gli attivisti di Tamarod (anti-Morsi) hanno invece chiesto alla popolazione di mobilitarsi, proteggendo i quartieri, così come i luoghi di culto musulmani e cristiani, dai «terroristi». Il governo, impermeabile alle critiche, ha reso noto che sta «combattendo contro un malvagio complotto terrorista».
I Ventotto: subito un vertice
«Rivedere aiuti e rapporti»
Ma ieri è stata anche la giornata della forte presa di posizione da parte dell’Unione Europea: con toni inusitatamente duri, il capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton, ha dichiarato che la responsabilità del massacro in corso ricade massicciamente sul governo ad interim egiziano, così come sull’ampia leadership politica, intendendo il fronte che ha appoggiato la deposizione di Morsi. Su richiesta di Francia e Germania, i ministri degli Esteri dei 28 si incontreranno a Bruxelles lunedì per una «concertazione urgente». Parigi, peraltro, non esclude che, per fare pressione sul Cairo, si possano sospendere gli aiuti Ue all’Egitto, pari a 500 milioni di euro. Anche la Germania «riesaminerà le sue relazioni con l’Egitto», si legge in un comunicato di Berlino, che sconsiglia viaggi in Egitto, al pari di Madrid. Londra chiede l’invio di osservatori Ue. Nell’attesa, le capitali europee si sono già confrontate: il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese François Hollande ne hanno discusso telefonicamente, poi è stata la volta di un dialogo fra Parigi e Londra, seguito da uno scambio di idee fra il premier italiano Enrico Letta e Hollande. Anche il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino, che ha chiesto un «vertice immediato » sulla crisi, ha avuto uno scambio con Ashton per «concordare» un approccio comune.
Nuove dimissioni «eccellenti»
Oscurata la tv «al-Jazeera»
Al Cairo, dopo le dimissioni eccellenti del vice premier Mohammed al-Baradei, ieri ha lasciato l’incarico anche Khaled Dawood, portavoce del Fronte di salvezza nazionale egiziano, piattaforma degli oppositori anti-Morsi nel recente passato. Fuori dalla capitale, infine, si segnala la caccia all’uomo governativa, con una serie di arresti tra i leader dei Fratelli musulmani nella provincia di Beheira, sul Delta del Nilo, e ad Assiut. Infine, ancora si contano i morti di una mattanza che ha avuto come giorno clou mercoledì: 623 i morti in 48 ore secondo dati ufficiali, oltre 4mila per la Confraternita. Gli agenti uccisi sono 67. Ultimo dato: la tv panaraba al-Jazeera è stata oscurata. Perché? Perché il governo la considera pro-Morsi.