venerdì 2 aprile 2010
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Celebrazioni all’insegna della discrezione nella Settimana Santa della comunità cristiana copta d’Egitto (secondo fonti governative, circa il 10% di 77,5 milioni di abitanti), segnata negli ultimi mesi da attacchi violenti da parte di concittadini di fede islamica, da ultimo nell’area di Marsa Matrouh, sulla costa mediterranea, a 300 chilometri da Alessandria.Il basso profilo è stato scelto in particolare nel villaggio di Nagaa Hamadi, nel governatorato di Qena, a 700 chilometri a Sud del Cairo, dove i fatti di sangue che hanno macchiato il Natale copto rappresentano un trauma difficilmente dimenticabile dai fedeli. Poco meno di tre mesi fa, nella notte fra il 6 e il 7 gennaio, mentre la comunità cristiana copta ortodossa si preparava a festeggiare la Natività dopo la Messa di mezzanotte, tre uomini armati a bordo di un’automobile si avventarono sui fedeli in uscita dalla locale chiesa di Anba Bashaya. Sei le vittime della sparatoria, cinque cristiani e un musulmano, un poliziotto presente sul posto, inseguite dagli assassini nelle vie del villaggio. I responsabili erano di fede islamica. Alla strage fecero seguito ripetuti violenti scontri fra le due comunità, cristiana e musulmana, con l’intervento delle forze di sicurezza, accusate di parteggiare per la maggioranza musulmana. I tre presunti colpevoli, individuati dalle forze dell’ordine dopo poche ore, sono stati consegnati alla giustizia, ma il processo, che avrebbe dovuto essere per direttissima presso il tribunale militare di Qena, ha subito svariati rinvii. Ora, il verdetto finale è atteso per il 18 aprile.Memore di quegli avvenimenti sanguinosi e delle tensioni recenti in tutta l’area di Qena, il vescovo di Nagaa Hamadi, Kyrollos, ha scelto di affrontare le festività di quest’anno con particolare sobrietà. Niente incontri con le autorità locali, niente scambi di auguri e felicitazioni in pubblico: «Quest’anno i festeggiamenti si limiteranno solo alla celebrazione della Messa», ha dichiarato Kyrollos, esprimendo il timore della diocesi che si possa ripetere uno scoppio di violenza nei confronti della minoranza copta. I fedeli cristiani, nei diversi governatorati egiziani, hanno comunque festeggiato l’inizio della Settimana santa, come da tradizione, con rami di palma e grano. A Marsa Matrouh, una cerimonia di "riconciliazione" ha preceduto di alcuni giorni la Domenica delle palme, con la partecipazione di autorità religiose e politiche, che hanno rivolto alla popolazione appelli al dialogo e alla tolleranza. Dopo la strage del Natale copto, il dibattito sulle tensioni fra cristiani e musulmani in Egitto ha ripreso vigore, dividendo l’opinione pubblica. La negazione delle tensioni crescenti nel Paese è la strada intrapresa da governo e maggioranza. Sul fronte opposto, attivisti umani, opposizione laica e musulmani moderati, uniti dal timore per la diffusione dell’islam wahhabita in Egitto.Nel frattempo, si segnala l’invito ufficiale rivolto dal patriarcato copto ortodosso a Mohammed el-Baradei (musulmano), già capo dell’Agenzia atomica e premio Nobel per la pace nel 2005, a partecipare alla messa pasquale al Cairo. Da poco rientrato in Egitto, fondatore del Fronte nazionale per il cambiamento, el-Baradei sta diventando il leader politico di riferimento della società egiziana riformista, musulmana e non.
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