La Sierra Leone non sa più che pesci pigliare per affrontare il virus Ebola. Il governo di questo Stato africano, uno dei più colpiti da Ebola, ha deciso che la popolazione dovrà rimanere in casa per quattro giorni, dal 18 al 21 settembre, per impedire il diffondersi dei contagi. Lo riferiscono la Bbc e il Guardian online citando una fonti di alto livello dell'ufficio presidenziale. La Bbc esprime però un certo scetticismo sulla misura annunciata: "Anche se le forze di sicurezza del Paese sono già state dispiegate per mettere in quarantena alcune zone, non è chiaro come un il blocco nazionale possa essere eseguito".
La Sierra Leone non é nuova ad iniziative di questo tipo: già alla fine di luglio, infatti, il governo aveva proclamato lo "Stay at home day", la "giornata della permanenza a casa", per impedire la diffusione del virus Ebola. Nel frattempo, invece, in Nigeria, un altro dei Paesi colpiti anche se finora in modo più limitato, è stata presa una decisione di segno opposto: dal 22 settembre riapriranno le scuole, chiuse per precauzione al fine di ridurre i contagi.
Le cure
Non saranno, almeno all'inizio, i nuovi farmaci biotech l'arma messa in campo dai ricercatori contro l'epidemia di Ebola, ma le meno "tecnologiche"
trasfusioni di sangue di persone che sono guarite, e che quindi hanno in circolo gli anticorpi contro il virus. Dal meeting di circa 200 esperti organizzato dall'Oms è venuto un sostanziale via libera a questo trattamento, insieme a una 'road map' molto stringente sui vaccini, mentre per le altre terapie saranno
necessari alcuni mesi. L'urgenza è giustificata dall'aumento continui dei casi, con l'epidemia che secondo l'ultimo bollettino ha superato quota 2mila morti, con quasi quattromila casi.
La terapia con plasma o sangue di persone guarite o convalescenti, ha spiegato la direttrice generale aggiunta dell'Oms Marie Paule Kieny, potrebbe essere utilizzata da subito, mentre i risultati dei test di sicurezza su due
potenziali vaccini, condotti in Mali, dovrebbero arrivare entro
novembre. In caso positivo, hanno sottolineato gli esperti Oms,
le prime immunizzazioni potrebbero essere fatte sul personale
sanitario pochi mesi dopo. "Per i farmaci ci sono tante
prospettive promettenti - conferma Giuseppe Ippolito, direttore
scientifico dell'istituto Spallanzani di Roma e fra i
partecipanti alla riunione a Ginevra - Ma niente per oggi.
Il siero di convalescente è stato utilizzato già. Nel 1995 per
un'epidemia di Ebola a Kikwit, nella Repubblica Democratica del
Congo, con buoni risultati".
A richiedere l'utilizzo del sangue dei guariti erano stati
anche diversi ricercatori mondiali, tra cui Peter Piot, uno
degli scopritori del virus. L'Oms ha comunque ammonito, in un
documento di accompagnamento al meeting, che non si deve riporre
al momento troppa speranza nelle terapie, e non si deve
distogliere l'attenzione dalla lotta tradizionale al virus,
fatta di prevenzione, contenimento dei casi, sorveglianza dei
potenziali malati e comunicazione efficace dei rischi. Pratiche
difficili da implementare nei paesi colpiti, ha ricordato anche
oggi il segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon, che ha
ricordato come siano necessari 600 milioni di dollari e una
mobilitazione internazionale contro l'epidemia, e che le
prossime settimane saranno cruciali.
Tra i primi a rispondere all'appello c'è l'Europa. La Commissione Ue ha annunciato uno stanziamento di 140 milioni di euro per i Paesi dell'Africa
occidentale colpiti. Di questo nuovo pacchetto, 38 milioni di
euro serviranno a sostenere i servizi sanitari dei paesi
interessati (potenziando per esempio i centri di cura e il
personale sanitario), e a migliorare la sicurezza alimentare,
l'approvvigionamento idrico e le strutture igienico-sanitarie,
essenziali per salvaguardare la salute pubblica. Altri 5 milioni
andranno ai laboratori mobili e 97,5 per sostenere il bilancio
in Liberia e Sierra Leone, e mirate a sviluppare la capacità dei
governi di erogare servizi pubblici - soprattutto sanitari - e a
garantire la stabilità macroeconomica.
Il contenimento dei casi in Africa, ha ribadito anche il
Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc), è
fondamentale per limitare il rischio di contagi anche in Europa,
che per il momento rimane molto basso. "Le persone infette
possono arrivare in Ue attraverso voli diretti o indiretti -
scrive l'agenzia -. Una remota possibilità è una catena di
trasmissione lungo le rotte usate dai migranti clandestini che
raggiungono la sponda sud del Mediterraneo e tentano di arrivare
in Europa via mare".