lunedì 12 novembre 2012
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Niente cortei, né incontri né raduni pubblici. Troppo pericoloso manifestare a Mingora, il luogo dove la 14enne Malala Yousafzai è stata aggredita selvaggiamente dai taleban il 9 ottobre scorso. Anche qui, nella città più grande della valle di Swat, però, la gente non ha voluto rinunciare a celebrare ieri il “Malala Day”, indetto dal segretario dell’Onu Ban Ki-moon. Nelle case, nelle scuole e in alcuni piccoli centri culturali, ci sono stati incontri e momenti di preghiera.Per difendere il diritto delle ragazzine ad andare a scuola e costruirsi un futuro migliore. «Il sogno di Malala rappresenta il meglio del Pakistan», ha sottolineato Gordon Brown, ex premier britannico e attuale inviato speciale delle Nazioni Unite per l’istruzione. Brown è volato a Islamabad per partecipare ieri alle cerimonie che si sono svolte nel Paese, confine afghano a parte. Da Kabul è arrivato anche il presidente Karzai che ha promesso di trovare i colpevoli del ferimento di Malala. Tante, inoltre, le persone che sono scese in piazza ovunque. Perché – come ha detto il presidente Ali Zardari – Malala è «il simbolo di tutto quello che abbiamo di buono». Il leader ha anche annunciato il lancio dell’iniziativa “Waseela-e-Taleem”. Tre milioni di bambini potranno andare a scuola grazie a un contributo extra finanziato dalla Banca mondiale e dal governo britannico. Le famiglie riceveranno due dollari al mese, più dieci per le spese di trasporto: la quota necessaria per mandare i figli in classe. Una spesa che tanti in Pakistan non possono permettersi: il tasso di istruzione del Paese sfiora a malapena il 58 per cento, la metà delle donne non sa leggere e scrivere. Ben cinque milioni di bambine – su un totale mondiale di 32 – sono escluse dall’istruzione a causa della miseria o della cultura patriarcale estrema che domina in alcune zone. Come la valle di Swat, come ha raccontato per quasi un anno la piccola Malala sul blog diffuso dalla <+corsivo>Bbc<+tondo>. Un gesto di coraggio che oltre un milione di persone – tante sono le firme raccolte in una sottoscrizione online – ha chiesto di premiare col Nobel per la Pace. Per dire ai taleban che i loro proiettili non possono fermare la speranza delle giovani del mondo.
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