Il kit per crescerla in casa costa sulle quattrocento sterline, meno di cinquecento euro, ed è facilmente reperibile su Internet: basta digitare «come coltivare la marijuana in casa» e si è inondati da una lista di consigli interminabile. Il fenomeno della “marijuana fatta in casa” non è certo nuovo, ma negli ultimi anni in Gran Bretagna, grazie a una legislazione più che tollerante, sta crescendo in maniera allarmante: sono almeno 500mila i britannici che hanno una piccola produzione di cannabis tra le mura di casa. Per piccola produzione si intende almeno nove piante, il limite imposto dalla legge per uso personale, prima di essere incriminati: ma nove piante possono fruttare anche fino a 47mila euro l’anno, più del doppio del salario medio. «Di certo mi danno da vivere – ha confessato recentemente alla stampa una madre single che la coltiva in soffitta – più dei sussidi statali». Non stupisce dunque il fatto che oggi l’ottanta per cento della cannabis usata in Gran Bretagna sia prodotta qui e che il numero delle “coltivazioni domestiche” di marijuana sia in forte ascesa. Una recente indagine dell’emittente
ITV, che ha elaborato cifre ottenute dalla polizia grazie al Freedom of Information Act, un legge che obbliga le istituzioni a rilasciare informazioni, ha rivelato che attualmente le autorità scoprono in media 656 “coltivazioni domestiche” al mese su tutto il territorio britannico rispetto alle 252 del 2008. Negli ultimi mesi la polizia ha trovato coltivazioni di cannabis in una splendida villa edoardiana, in un bunker della Seconda Guerra mondiale con tanto di allacciamento abusivo alla rete elettrica delle case vicine, e nel salotto di una casa borghese londinese dietro una parete camuffata con un enorme specchio barocco.Ma dietro l’apparenza c’è quasi sempre una malavita spietata attratta da un commercio estremamente lucrativo, ma meno rischioso di quello di droghe più pesanti come cocaina o eroina. I produttori sanno bene che non finiranno in prigione se cresceranno solo nove piante (il massimo che rischiano è una multa e un periodo di lavoro sociale), anche se queste sono del tipo più “forte” conosciuto come “skunk”, particolarmente dannoso per i giovani. Negli ultimi mesi diverse associazioni, soprattutto di genitori, hanno chiesto che vengano introdotte regole più rigide contro la produzione domestica di cannabis. «È ovvio che una persona non può fumarsi l’intera produzione di nove piante da sola – dice ad
Avvenire Mary Brett di Cannabis Skunk Sense, un’associazione che vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi dell’uso –. Queste persone dovrebbero finire in tribunale perché rovinano la vita di migliaia di giovani. È ormai scientificamente provato che certi tipi di cannabis, come la skunk, provocano psicosi nei giovani. La polizia non può più chiudere un occhio». Negli ultimi tre anni il numero di ragazzi finiti in ospedale a causa di abuso di marijuana è aumentato del 50 per cento, conferma Brett. Eppure la produzione di marijuana in casa è diventata talmente diffusa che lo scorso agosto nella sola Londra la polizia ha sequestrato 2.700 piante di marijuana in 37 abitazioni per un valore di due milioni e 600mila sterline, quasi tre milioni di euro, ed effettuato nello stesso periodo 350 arresti. Nel resto del Paese la situazione non è migliore. Mark Harrison, sovrintendente della polizia di Liverpool, lo conferma: «Nell’ultimo mese – ha raccontato – abbiamo scoperto 35 piccole piantagioni di cannabis, ognuna aveva circa trenta piantine». Trenta piante che rappresentano un business non indifferente se si considera che possono fruttare fino a 150mila sterline l’anno.