giovedì 9 maggio 2013
Sono salite a più di 800 vittime della tragedia di Dacca. Il ministro del Tessile Siddiqui: «Tutte le aziende a rischio saranno fermate immediatamente» Creato anche un team di esperti che verificheranno il rispetto delle leggi anti-infortuni nei 4.500 opifici. (Barbara Uglietti)
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Ci sono volute forti pressioni internazionali e la minaccia degli acquirenti stranieri di cancellare gli ordini, ma, alla fine, le autorità del Bangladesh, dopo il crollo del palazzo Rana Plaza – il fatiscente edificio di nove piani alla periferia di Dacca che il 24 aprile si è accartocciato su stesso sotto il peso degli impianti delle fabbriche che ospitava –, si sono decise a prendere provvedimenti per garantire la sicurezza sul lavoro degli oltre tre milioni di addetti del settore tessile.Tre milioni di persone sottoposte a orari disumani, ridotte in condizione di vera e propria schiavitù, che stanno arricchendo, sulla loro pelle, un comparto che costituisce oltre l’80% dell’export e che è fondamentale per l’economia del Paese, uno dei più poveri al mondo, ma che negli ultimi anni è in forte crescita proprio grazie all’outsourcing delle grandi catene mondiali dell’abbigliamento. A “spingere” per un cambiamento di rotta è stata in particolare l’Unione Europea, destinataria della maggior parte delle esportazioni. Così, ieri, il governo di Dacca, che nei giorni successivi al crollo ha effettuato una serie di controlli nelle aziende del Paese, ha ordinato la chiusura di 18 fabbriche di abbigliamento considerate «pericolose». Gli stabilimenti colpiti dal provvedimento si trovano nella capitale e nella seconda città portuale, Chittagong. Dopo una riunione del gabinetto di governo, il ministro del Tessile, Abdul Latif Siddiqui, ha assicurato che, per impedire nuove tragedie, «tutte le aziende che sono a rischio saranno chiuse immediatamente». Siddiqui ha anche annunciato la creazione di un team di esperti incaricati di verificare il rispetto delle leggi anti-infortuni e di sicurezza sul lavoro nei circa 4.500 opifici esistenti a livello nazionale. La protezione civile ha inoltre compilato una lista di 234 fabbriche tessili «vulnerabili» per il rischio di incendi. Ai proprietari sarà chiesto di predisporre con urgenza delle misure di prevenzione.«Garantiremo», ha assicurato il ministro, «la conformità agli standard dell’Ilo», ossia l’Organizzazione internazionale del lavoro, agenzia Onu con la quale le autorità del Bangladesh hanno appena sottoscritto un accordo per evitare che i colossi occidentali smettano di servirsi dei laboratori locali per le produzioni a basso costo, trasferendole altrove. «Abbiamo verificato come coloro i quali sostengono di gestire le aziende più adempienti non si siano invece pienamente attenuti alle norme edilizie», ha concluso il ministro. Intanto, ha superato gli 800 morti il bilancio delle vittime del crollo del Rana Plaza. Le vittime sono esattamente 804, mentre i feriti sono più di 2.400. La polizia ha detto che ieri sono stati estratti altri 52 corpi dalle macerie. Secondo i media locali, i cadaveri sono in uno stato di decomposizione così avanzato da rendere obbligatorio in molti casi un esame del Dna per procedere all’identificazione. In alcuni casi, è stato spiegato, «si riesce a ricostruire l’identità solo attraverso gli oggetti indossati, come carte di identità o telefoni cellulari».
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