Il richiamo dell’ambasciatore italiano a Damasco Achille Amerio per protestare con forza contro la spietata repressione dei civili in Siria. E ancora, il sostegno ai cristiani perseguitati in Iraq e un primo volo di aiuti verso Mogadiscio con l’intenzione di incrementare l’impegno. La giornata di ieri ha segnato un’intensa attività diplomatica di segno umanitario. Con il
ministro degli Esteri Franco Frattini parliamo delle decisioni prese dalla Farnesina, cominciando dal gelo sceso nei rapporti con Damasco.
Ministro, il deciso passo italiano di interrompere temporaneamente le relazioni diplomatiche con Damasco sarà seguito dalle altre cancellerie europee?L’Italia ha voluto inviare un messaggio politico molto chiaro a Damasco e per rafforzarlo ha proposto il richiamo degli ambasciatori di tutti i Paesi dell’Ue in Siria. Noi abbiamo sostenuto le sanzioni europee e abbiamo scelto per primi di richiamare l’ambasciatore perché non potevamo restare inerti davanti a un simile massacro di civili. Ci sono stati 1600 morti, 14 mila feriti e tremila oppositori scomparsi nel nulla. Quando gli ambasciatori dell’Ue si sono ritrovati per protestare con il governo siriano, la posizione di condanna dell’orribile repressione era unanime. Poi ciascuno stato assume le posizioni che ritiene.
Al momento, però, la Commissione europea ha deciso di mantenere il capo della delegazione diplomatica nella capitale siriana.Ripeto, si tratta di una decisione dei singoli Stati. Noi abbiamo congelato anche i progetti della Cooperazione per 50 milioni. Abbiamo mantenuto attivo solo un progetto per l’accoglienza dei profughi iracheni, ma certo un governo che massacra i civili non riceverà più un euro dall’Italia.
Roma richiama l’ambasciatore dopo che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, riunitosi su richiesta della Farnesina, per ora non riesce ad approvare alcuna risoluzione di condanna. Cosa divide la comunità internazionale?Il timore di Russia, Cina e India di un’evoluzione del conflitto siriano sul modello libico. Noi crediamo che si debba arrivare invece a una risoluzione delle Nazioni Unite che imponga ad Assad di terminare la repressione cruenta.
Ci sono gli estremi per deferire Assad alla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità? Anche questa è un’iniziativa dei singoli Stati e del procuratore del Tribunale penale che ha tutti gli elementi per agire. Non è, però, l’unico fronte su cui agire per incrementare la pressione politica e diplomatica sul regime di Damasco perché cessi le violenze e apra un tavolo di trattativa con l’opposizione. Occorre convincere anche gli stati arabi e non solo le diplomazie occidentali a prendere una posizione forte.
Veniamo all’Iraq. Ieri a Kirkuk un’autobomba ha colpito una chiesa cattolica causando 20 feriti. Cosa può fare l’occidente per far cessare questa persecuzione?Ribadisco, come ho fatto alle autorità religiose e civili irachene nella mia recente visita nel Paese, l’impegno del governo italiano per aiutare la comunità cattolica a restare. A Kirkuk in concreto pensiamo progetti concreti come la costruzione di un centinaio di alloggi per le coppie cristiane.
Infine, la siccità nel Corno d’Africa. Stanotte è partito un primo cargo della Cooperazione Italiana per Nairobi. Come intende impegnarsi l’Italia? Stamane a Nairobi consegneremo alle autorità kenyane oltre 40 tonnellate di beni alimentari per contribuire a sostenere le oltre 440mila persone presenti nei sovraffollati campi di Dadaab. L’operazione ha un valore complessivo di oltre 200mila euro e si aggiunge agli interventi umanitari che la Cooperazione italiana ha da due anni in corso nell’area per un valore complessivo di 20 milioni. Sono previsti nei prossimi giorni altri voli umanitari e, a margine dell’Assemblea generale dell’Onu del prossimo settembre, l’Italia promuoverà con l’Uganda una conferenza degli Stati donatori. Ricordo anche l’impegno italiano per la sicurezza. Paghiamo infatti i salari a poliziotti e militari delle forze del governo di transizione per evitare che passino tra le file degli estremisti islamici di al Shabaab. E in Italia i carabinieri stanno addestrando gli agenti delle forze di sicurezza del governo di Mogadiscio.