venerdì 28 febbraio 2014
Lo afferma Carla Del Ponte, membro della Commissione d'inchiesta dell'Onu sulla Siria, che si era occupata anche delle violenze criminali nell'ex Jugoslavia.
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I crimini commessi da tre anni in Siria non si erano visti nell'ex Jugoslavia e c'è la certezza che tanto il regime quanto le opposizioni abbiano compiuto violazioni: lo afferma Carla Del Ponte, membro della Commissione d'inchiesta dell'Onu sulla Siria, a pochi giorni dalla presentazione del documento conclusivo delle indagini in corso dall'agosto 2011. «Nelle modalità di esecuzione e per la natura delle vittime, tra cui donne e bambini, i crimini commessi in Siria non si erano visti nella ex Jugoslavia», ha detto Del Ponte, a margine di uno degli incontri della commissione svoltisi a porte chiuse con rifugiati siriani in un albergo di Gaziantep, capoluogo meridionale turco a poche decine di chilometri dal confine siriano e a un centinaio dalla martoriata metropoli di Aleppo. «Le torture vengono commesse in modo sistematico e con metodi per così dire raffinati», aggiunge Del Ponte, fino al 2003 ex procuratore del Tribunale penale internazionale per il Ruanda e fino al 2008 ex procuratore per il Tribunale penale internazionale (Tpi) per l'ex Jugoslavia. «Vittime di questi crimini, tra cui le torture, sono anche donne e bambini», afferma. La rivolta popolare scoppiata in Siria nella primavera del 2011 e repressa nel sangue dal regime al potere da quasi mezzo secolo si è in seguito trasformata in insurrezione armata in diverse regioni del Paese, innescando una guerra civile su larga scala intrecciata inevitabilmente con gli altri tesi scenari mediorentali - in particolare in Iraq e Libano - e con gli interessi delle potenze regionali e internazionali. Il mandato della commissione, formata dall'Onu nell'agosto del 2011, scade nel marzo prossimo ma sarà probabilmente rinnovato. Il 5 del mese è prevista la presentazione a Ginevra del rapporto conclusivo della squadra guidata dal brasiliano Paulo Sérgio Pinheiro e composta, oltre alla svizzera Del Ponte, dall'americana Karen Koning AbuZayd e dal tailandese Vivit Muntarbhorn. Pur non potendo fornire alcuna anticipazione del prossimo rapporto, Del Ponte ha ricordato che «in un clima di violenza generale, come quello che insiste sulla Siria, c'è la certezza che i crimini siano commessi da entrambe le parti. Non si può pensare - ha detto - che il regime sia il cattivo e che le opposizioni siano i buoni». L'Onu ha smesso di contare le vittime in Siria. L'ultimo bilancio parlava di oltre 100.000 uccisi. Diverse piattaforme siriane di monitoraggio legate ad ambienti anti-regime affermano che finora almeno 130.000 persone sono morte nelle violenze in corso da tre anni, tante quante quelle che hanno perso la vita in quindici anni di Guerra civile libanese (1975-90). La commissione d'inchiesta Onu ha finora prodotto quattro rapporti e diversi aggiornamenti periodici basandosi principalmente su più di 1.400 interviste a testimoni e vittime di crimini, raggiunti in Siria via Skype e telefono oppure negli sperduti campi profughi e in varie altre località in Turchia, Libano, Iraq, Giordania.
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