La residenza dell'ambasciatore francese in Costa D'Avorio, Jean Marc Simon, è stata attaccata con colpi di mortaio e razzi, secondo quanto riferito da fonti francesi che accusano dell'attacco i fedelissimi di Laurent Gbagbo. Come ritorsione, gli elicotteri della missione francese Licorne hanno bombardato la residenza di Gbagbo che è adiacente alla casa dell'ambasciatore.L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha confermato il massacro avvenuto alla fine del mese scorso a Duekouè, città situata nel settore occidentale della Costa d'Avorio, e conquistata fra il 28 e il 29 marzo dalle milizie agli ordini di Alassane Ouattara, che la comunità internazionale riconosce come nuovo presidente del Paese africano. Secondo un portavoce dell'organismo umanitario, Rupert Colville,
sono stati individuati i cadaveri di almeno 244 persone, oltre un centinaio dei quali recuperati soltanto nelle ultime 24 ore in tre diversi siti: si tratterebbe almeno in massima parte di individui che appoggiavano il presidente ivoriano uscente, Laurent Gbagbo. Nei giorni scorsi lo stesso Alto Commissariato Onu aveva intimato a Ouattara di impedire ai propri seguaci di abbandonarsi a efferatezze contro i civili, denunciando al contempo che almeno ulteriori centotrenta vittime sarebbero state uccise dai mercenari al soldo di Gbagbo, mentre per la Croce Rossa Internazionale e per la Caritas il bilancio complessivo delle stragi oscillerebbe addirittura tra gli ottocento e i mille morti. Colville oggi ha quindi definito "allarmante" la situazione anche ad Abidjan, dove si sta consumando la battaglia finale tra le opposte fazioni: il portavoce ha affermato che le strade sono disseminate di resti umani abbandonati, interi quartieri sono privi di acqua potabile e di energia elettrica, con rischi ancora maggiori per la sanità pubblica, mentre molti generi alimentari sono ormai diventati introvabili. L'inviato di papa Benedetto XVI per la crisi in Costa d'Avorio, il cardinale ghanese Peter Kodwo Turkson, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace, è tornato oggi in Italia senza essere riuscito a entrare nel Paese africano sull'orlo della guerra civile. Lo rende noto l'agenzia francese I.Media. Turkson era stato inviato dal pontefice in una missione di "pace" e "riconciliazione" nel Paese africano paralizzato dal conflitto tra il vinvitore delle elezioni Ouattara e il presidente uscente Gbagbo che non accetta l'esito del voto. Il cardinale è rimasto bloccato ad Accra, capitale del Ghana, dal primo aprile, senza riuscire a trovare un collegamento per la capitale ivoriana Abidjan. "A parte qualche colpo sporadico, la situazione ora è calma. In tutte le parrocchie di Abidjan vi sono degli sfollati. Nella sola Cattedrale abbiamo accolto duemila sfollati. Mancano però cibo e medicine". È quanto ha riferito all'Agenzia Fides mons. Yessoh Pierre Claver N'Guessan, Vicario Generale dell'Arcidiocesi di Abidjan, capitale della Costa d'Avorio. "Non penso - ha aggiunto - che i combattimenti riprenderanno, penso che prevarrà una soluzione negoziata, ma ci vorrà tempo. Il vero problema sarà riconciliare gli ivoriani. Sarà molto difficile riavvicinare i sostenitori degli uni e degli altri. L'implicazione della Francia, degli Stati Uniti e dell'Unione Africana ha diviso enormemente gli ivoriani". "La Nunziatura ha subito alcuni danni. Tutti i vetri sono andati in frantumi perle esplosioni. Stiamo comunque tutti bene e non ci siamo mai mossi dalla nostra sede". È quanto dichiara Mons. Ambrose Madtha, Nunzio Apostolico ad Abidjan, in Costa d'Avorio, all'Agenzia Fides.