La Corte di giustizia Ue di
Lussemburgo ha stabilito oggi che è giustificata la legge
francese che vieta agli uomini che abbiano avuto rapporti
omosessuali di donare il loro sangue, in quanto a rischio di
trasmissione di Aids.
La Corte ha però ammesso che questa disposizione può
violare il diritto alla non discriminazione per ragioni di
orientamento sessuale, e ha quindi sottolineato che è
necessario dimostrare che il rischio di trasmissione di Aids o
di altre malattie gravi è effettivamente maggiore per gli
uomini omosessuali. Solo in questo caso infatti si può
derogare dal diritto di non discriminazione. "L'esclusione permanente dalla donazione di sangue per uomini che abbiano avuto rapporti omosessuali può, alla luce della situazione in Francia, essere giustificata", così la Corte di giustizia Ue nella sua sentenza.Ma la Corte aggiunge e precisa: "occorre dimostrare che per queste persone esiste un alto rischio di contrarre gravi malattie infettive, come l'Hiv, e che non sono disponibili tecniche efficaci di ricerca o metodi perassicurare un livello elevato di protezione della salute dei riceventi, meno restrittivi dell'esclusione".Secondo i dati a
disposizione delle autorità francesi, aggiornati al 2008, gli
uomini omosessuali sono di gran lunga la categoria più colpita
dall'Aids in Francia a causa di rapporti sessuali non protetti,
si legge in un comunicato stampa della Corte Ue. L'incidenza
della malattia tra gli uomini omosessuali è 200 volte
superiore al tasso registrato nel resto della popolazione
francese. In virtù di questi dati, le autorità francesi
impongono un divieto permanente di donare il sangue agli uomini
che abbiano rapporti omosessuali. Tale divieto, alla luce di
questi dati, è considerato "giustificato" dai giudici Ue. La
Corte ha comunque chiesto al giudice francese di verificare i
dati più recenti sull'incidenza dell'Aids in Francia, e di
appurare se siano a disposizione tecniche più avanzate di
individuazione della malattia che possano garantire in pieno la
salute di coloro che ricevono trasfusioni di sangue, evitando
possibili discriminazioni a scapito dei donatori.