Proteste, violenze e indignazione. Per il quarto giorno consecutivo migliaia di afghani sono scesi in piazza per protestare dopo il rogo "involontario" di copie del Corano in una base militare americana in Afghanistan. L'ultimo bilancio odierno parla di almeno 12 morti, molti dei quali nella provincia occidentale di Herat, dove sono dispiegati la maggior parte dei militari italiani in Afghanistan nell'ambito della missione della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza. E le proteste sono ormai dilagate oltre i confini afghani: manifestazioni oggi si sono registrate in Malaysia, Pakistan e Bangladesh.A poco o a nulla sembrano essere servite le scuse arrivate dalla Nato, dal Pentagono e poi dal presidente Usa Barack Obama, in piena campagna elettorale. In Afghanistan la rabbia contro la Nato e contro gli Usa cresce di giorno in giorno, alimentata anche dal malcontento per i raid aerei. I morti dall'esplosione della rabbia popolare sono più di venti, compresi due soldati americani."Il Corano - dicono alcuni afghani - è più importante della Costituzione". E Bagram, dove sono state bruciate le copie del Corano, è da anni associata agli abusi dei soldati americani. Anche oggi il generale John Allen, comandante delle truppe Usa e della missione Isaf, aveva lanciato un appello alla calma. "Invito tutti, membri di Isaf e afghani, ad avere pazienza e alla moderazione - si leggeva in una nota -. Lavorare insieme alla leadership afghana è l'unico modo per correggere questo grande errore e garantire che non si ripeta". Poi, parlando a un gruppo di militari americani in una base nell'est dell'Afghanistan, Allen aveva esortato i soldati a mostrare agli afghani che "gli Stati Uniti sono capaci di cose migliori". Dopo la preghiera islamica del venerdì, a Herat nel mirino delle contestazioni è finito il consolato americano. Una folla inferocita ha tentato di assaltare la rappresentanza diplomatica. Sono state incendiate auto della polizia. In città, stando alla
Bbc, si contano almeno tre morti e un numero imprecisato di feriti, tra i quali vi sono anche alcuni agenti di polizia. Altre cinque persone sono rimaste uccise nella provincia di Herat, quattro delle quali nel distretto di Adraskan. Proteste, secondo Mahidun Noori, portavoce del governatorato provinciale, si sono registrate "in 19 zone di Herat" e in alcune aree sono state "molto violente". Ma intorno alle basi italiane (Herat, Shindand, Bala Murghab, Farah, Badghis e Chaghcharan), hanno assicurato fonti del Comando regionale Ovest della missione Isaf, la situazione - almeno per il momento - è "tranquilla". Intorno al quartier generale di Herat non si registrano disordini. L'attenzione, però, resta alta, ai massimi livelli.Le proteste si sono macchiate di sangue anche a Kabul e nel nord. Nella provincia di Baghlan, dove un gruppo di dimostranti ha tentato di assaltare il Provincial Reconstruction Team (Prt) a guida ungherese, una persona è rimasta uccisa e 11 sono rimaste ferite. Nella vicina Kunduz un migliaio di persone hanno tentato di assaltare una sede delle Nazioni Unite, ma sono state bloccate dalla polizia. Nella capitale durante il sermone del venerdì nella moschea Kandahari, l'imam Maulavi Naqibullah ha invitato i fedeli a mantenere la calma. "Protestare è un diritto di ogni afghano. Ma dovete protestare in modo pacifico e compiere atti vandalici", ha detto l'imam, che poi ha di fatto alimentato la rabbia degli afghani sostenendo che le scuse arrivate sinora "non sono abbastanza". Così a Kabul, dopo le preghiere sono iniziate le manifestazioni: un afghano è morto per colpi d'arma da fuoco esplosi durante uno dei vari cortei organizzati in città."Alcuni manifestanti erano armati e hanno aperto il fuoco contro gli agenti della polizia anti-sommossa - ha detto il capo della polizia Ayoub Salangi - Ho visto un civile, tra i manifestanti, ucciso da dimostranti armati". Un gruppo di persone ha anche marciato verso il palazzo presidenziale scadendo slogan come 'Morte all'Americà, ma poi il corteo è stato disperso dalle forze di sicurezza. Sangue anche a Khost, dove sono morti due afghani. Intanto le proteste sono dialagate oltre i confini afghani e sono arrivate a Kuala Lumpur, Dacca e Peshawar. Nella capitale della Malaysia circa 200 persone hanno marciato da una moschea fino all'ambasciata americana. 'Morte all'Americà e 'Rispetto per il Coranò, sono stati alcuni degli slogan scanditi dai dimostranti, tutti militanti del partito Pan-Malaysia Islamic Party. Da Kuala Lumpur è arrivato "sgomento" per i roghi del Corano, bollati come "azioni irresponsabili e indelicate che hanno scatenato un'ondata di sdegno in Afghanistan, così come in altre zone del pianeta, compresa la Malaysia".Un corteo con slogan antiamericani si è svolto pure nella capitale del Bangladesh. A Peshawar, nel Pakistan nordoccidentale, hanno manifestato in migliaia, mentre da Islamabad - che intanto invitata i Talebani afghani ad avviare negoziati con Kabul per il processo di riconciliazione - arrivava una dura condanna per la profazione del Corano, con i roghi descritti come "azioni irresponsabili e riprovevoli".