Lo Scottish event campus di Glasgow - Reuters
Cosa può, oltre a una buona politica "green", fermare l'esponenziale aumento delle temperature e mettere al sicuro il futuro del pianeta? Gli scienziati non hanno dubbi: sono le abitudini dei singoli cittadini che promuovono il cambiamento più efficace a contenere l'inquinamento. Il nodo è stato affrontato dai massimi esperti di materia intervenuti, martedì, alla giornata della Conferenza Onu sul clima (Cop26) dedicata a scienza e innovazione. Mona Nemer, consigliere del governo canadese, lo ha detto senza mezzi termini: è necessario rivoluzionare "comportamenti e cultura", rivedere in maniera profonda il modo di intendere la relazione con la Terra". Impresa non facile. Una recente indagine effettuata dalla società di politiche pubbliche Kantar Public in dieci Paesi industrializzati, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania, ha rivelato che, nonostante la popolazione abbia molto a cuore la causa climatica, pochi sono davvero disposti a cambiare stile di vita. La maggior parte degli intervistati crede, per esempio, che il problema dell'inquinamento sia solo questione di riciclo dei rifiuti e deforestazione. Meno del 20% ritiene essenziale la riduzione del consumo di carne; appena il 22% vede con favore la messa al bando dei veicoli a benzina. Gli esperti ritengono che sia arrivato il momento che anche le scienze comportamentali entrino in scena a rendere più attente all'ambiente le abitudini di tutti i giorni. Lo scienziato inglese Patrick Vallance è scettico sulla possibilità che ciò possa avvenire in tempi rapidi su larga scala. A meno che, spiega, "le scelte verdi diventino anche scelte facili.