giovedì 25 marzo 2010
La Consulta mette un freno alla possibilità di "picconare" la legge Boato che limita l'uso processuale delle intercettazioni sostenendo che anche le captazioni casuali degli onorevoli devono essere autorizzate dalla Camera. Così la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili due ricorsi.
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La Consulta mette un freno alla possibilità di "picconare" la legge Boato che limita l'uso processuale di intercettazioni di parlamentari sostenendo che anche le captazioni casuali degli onorevoli (quelle nelle quali a essere messa sotto controllo è l'utenza di qualcuno che conversa con il parlamentare) devono essere autorizzate dalla Camera, specie se i pm finiscono per "prendere di mira", negli ascolti, il politico finito casualmente nell'inchiesta. E poi - dicono i giudici costituzionali - non si può parlare di intercettazioni casuali quando il parlamentare risulta addirittura già iscritto nel registro degli indagati. Così la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili due ricorsi, uno promosso dal Tribunale dei ministri di Roma e relativo ad intercettazioni dell'ex ministro verde Alfonso Pecoraro Scanio nell'ambito di una inchiesta del pm di Potenza John Woodcock; l'altro dal gip e dal gup di Napoli nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti dell'imprenditore campano Alfredo Romeo nella quale sono finiti i parlamentari Italo Bocchino (Pdl) e Renzo Lusetti (Udc).In particolare - con la sentenza 113 relativa alla posizione di Pecoraro Scanio - la Consulta ha bocciato il sospetto di incostituzionalità dei limiti alle intercettazioni rilevando anche che, dalle carte giudiziarie, non si capisce nemmeno se l'ex ministro sia stato intercettato o se è stato tirato in ballo solo da conversazioni degli altri indagati. A fronte di queste «carenze di descrizione della fattispecie», la Consulta ha bocciato l'istanza del Tribunale dei ministri. Invece - con la sentenza 114 relativa alla posizione di Bocchino e Lusetti - la Consulta scrive che è "forte" il sospetto che si cerchi di far passare per "casuali" intercettazioni che difficilmente possono essere considerate tali dal momento che il parlamentare risulta già iscritto nel registro degli indagati. Insomma più che "occasionali" queste intercettazioni sembrerebbero "mirate". In questo caso labocciatura della Consulta alla richiesta di mettere in discussione la legge Boato è stata pronunciata per l'assenza di verifiche preventive - da parte dei giudici di merito - su numerosi aspetti, tra i quali il numero delle conversazioni intercorse tra il parlamentare e il terzo sottoposto ad intercettazione, all'arco di tempo nel quale si sono svolte le captazioni e le proroghe.
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