HONG KONG RISCHIA L'INTERVENTO DELLA CINA
Rischia di precipitare la situazione a Hong Kong, dove continua la protesta dei manifestanti che chiedono la revoca completa della legge sulle estradizioni che consente il trasferimento di prigionieri locali alla Cina e la rimozione della leader della colonia Carrie Lam.
Per la seconda giornata consecutiva sono stati sospesi i voli all’aeroporto, uno dei più trafficati nel mondo, travolto dalle proteste da venerdì, dopo un’ iniziale ripresa delle operazioni durante lamattinata, con alcuni voli che erano riusciti a decollare.
La decisione di bloccare i voli non ha coinvolto gli arrivi, sebbene alcuni aerei con destinazione a Hong Kong fossero già stati annullati. I commentatori ipotizzano un possibile intervento della Cina, al quale l’ex colonia britannica è ritornata nel 1997, pur mantenendo un alto grado di autonomia anche se la costituzione della colonia - come spiega la Bbc - prevede che il gigante asiatico possa inviare le sue truppe “soltanto su richiesta di Hong Kong e per il mantenimento dell’ordine pubblico in una situazione di emergenza”.
IL TWEET DEL PRESIDENTE TRUMP
Ad avvertire, con uno dei suoi tweet, che “la Cina sta spostando truppe al confine”, è il presidente americano Donald Trump che chiede a tutti di “stare calmi e al sicuro”, definendo la situazione “difficile” ma “risolvibile”. I media di Stato cinesi, infatti, hanno lanciato un chiaro messaggio che le proteste devono finire mostrando le forze di sicurezza ammassarsi al confine, nella vicina Shenzhen.
L'ONU CHIEDE UN'INCHIESTA E LA UE LA CALMA
Vi è preoccupazione per i disordini anche all’Onu, che chiede “un’indagine” sulle azioni della polizia che, secondo i manifestanti, avrebbe usato metodi violenti. Pechino ha subito respinto, però la richiesta delle Nazioni Unite, dicendo di non “volere interferenze perché si tratta di fatti interni”. Anche l’Unione Europea ha lanciato un appello alla calma. Mentre la governatrice Carrie Lam rilancia il suo appello alla calma per evitare l’abisso, la polizia fa sapere che, da giugno, sono 700 i manifestanti che sono stati arrestati per le proteste, ricordando che rischiano fino a 10 anni di carcere.
Anche oggi vi sono stati scontri tra agenti e manifestanti che hanno eretto barricate alle entrate dello scalo per impedire l'ingresso ai poliziotti. I manifestanti hanno lanciato oggetti e gli agenti hanno risposto usando spray al peperoncino. Uno di loro è stato circondato e aggredito dalla folla. Per liberarsi, ha tirato fuori una pistola e l'ha puntata contro i manifestanti, facendo temere il peggio.
Dopo diversi minuti di presidio dell'area esterna dell'aeroporto, alla fine i poliziotti si sono ritirati. Il loro arrivo ha aperto una breve finestra per i paramedici per portare via un uomo che per diverse ore è rimasto legato e bloccato dai manifestanti, dopo essere stato aggredito con l'accusa di essere un poliziotto infiltrato nella protesta. Anche un altro individuo è stato accusato di essere unagente di polizia e bloccato e aggredito prima di essere trasportato in ospedale per le cure mediche. Secondo il caporedattore del giornale statale cinese Global Times, si tratta di un giornalista che lavora per il tabloid ufficiale di Pechino.
Confusione e rabbia sono stati i sentimenti predominanti tra i passeggeri, costretti a restare a terra, in balia degli eventi. L'ex colonia britannica paga le proteste anche con il crollo di prenotazioni asiatiche dei voli verso il territorio, calate del 33% nelle ultime quattro settimane.
LA LEADER CARRIE LAM AVVERTE DEL PERICOLO
La leader Carrie Lam ha avvertito, durante una conferenza stampa, che le proteste violente stanno guidando Hong Kong lungo un "percorso di non ritorno che la farà precipitare in una situazione molto preoccupante e pericolosa". Lam, quasi in lacrime, ha lanciato l'ennesimo appello alla calma. "Prendetevi un minuto per pensare, guardate la nostra città, la nostra casa, volete davvero vederla spinta in un abisso?", ha chiesto, rifiutandosi, però, ancora una volta, di fare concessioni ai manifestanti.
Ma i sondaggi sono impietosi contro la leader. La popolarità di Lam è scivolata ai minimi storici, inferiore anche all'ultimogovernatore britannico, Chris Patten. Solo il 20,4% degliintervistati voterebbe Lam in caso di elezioni, contro il 71,6%
I media di Stato cinesi hanno lanciato a modo loro il chiaro messaggio che le proteste devono finire: mostrando le forze di sicurezza ammassarsi al confine, nella vicina Shenzhen. La crisi è la più grande sfida al controllo cinese sulla città semiautonoma da quando nel 1997 la metropoli è stata riconsegnata dal Regno Unito.