giovedì 3 settembre 2015
​Celebrati i 70 anni dalla fine della II Guerra mondiale. La Cina riduce i militari e punta sulla tecnologia per marina e aviazione. Messaggi rassicuranti ma il confronto nel Pacifico resta.
ANALISI È il nazionalismo il vero asso della leadership cinese (Luca Miele)
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Sotto un cielo azzurro perfetto e un sole splendente dodicimila soldati cinesi hanno sfilato lungo il viale principale di Pechino, il Chang An, per commemorare i 70 anni della fine della II Guerra mondiale e al vittoria sul Giappone. Una parata spettacolare, che non ha precedenti. Un'occasione per mostrare a tutti i presenti e al mondo intero le nuove armi della potenza cinese. E un'occasione per fare dimenticare, forse più all'interno che all'esterno, la crisi finanziaria di queste settimane. Ma anche un'occasione per mandare alcuni messaggi rassicuranti al mondo: la Cina "per quanto forte diventi" non "cercherà mai l'egemonia" sugli altri Paesi, ha detto infatti il presidente Xi Jinping. "L'esperienza della guerra – ha sottolineato Xi - spinge la gente a dare alla pace un valore ancora maggiore".

Restano però aperte le grandi partite sul fronte del Pacifico per controllare isole e costruire anche nuove isole artificiali, in aree strategiche. Pechino si sta infatti confrontando, anche con una certa determinazione, con gli Stati Uniti e il Giappone. E i loro alleati nell'area. Mentre è in atto un riavvicinamento con la Russia. Ed è ormai un fatto che Pechino sta gradualmente trasformando l'Esercito di liberazione popolare in una moderna forza di combattimento, capace di operare anche al di fuori dei confini nazionali.

Sembra andare in questa direzione anche l'annuncio del presidente Xi Jinping del prossimo taglio delle forze armate di 300mila unità, portando il totale a "soli" 2 milioni di unità. Non ha dato i tempi della riduzione, che probabilmente è parte dai piani a lungo ventilati di razionalizzazione militare, che includono una spesa maggiore per armi ad alta tecnologia per la marina e l'aeronautica. Forze appunto necessarie per presenze e confronti militari lontano da casa.

Fra le personalità straniere più importanti, erano presenti il presidente russo Vladimir Putin, il venezuelano Nicolas Maduro e la presidente della Corea del Sud Park Geun-hye.
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