Proseguono a Beirut le ricerche di dispersi dopo il raid israeliano su due palazzi. - Ansa
Per ore neanche uno sparo tra gli agrumeti a perdita d’occhio sulla pianura che si apre dal confine libanese fino al mare di Haifa. L’illusione di una tregua non dichiarata, dopo i reciproci brutali scambi armati del giorno precedente, si è spezzata alle 14. Al ritmo di tre colpi al minuto, dalla frontiera fino ai piedi del Monte delle Beatitudini è ripresa la battaglia fatta di razzi, droni, missili e caccia.
Israele ed Hezbollah si fronteggiano a distanza di tiro. Non è ancora tempo per le incursioni via terra. I miliziani filo-iraniani non ne vogliono sentire di arretrare dalle alture che affacciano sullo Stato ebraico. In mattinata Israele aveva ordinato la chiusura dello spazio aereo dell’intero corridoio Nord. E dalle 14 alle 17, nelle prime tre ore della nuova ondata di attacchi, Hezbollah ha lanciato quasi 100 razzi. Israele ha risposto, secondo l’agenzia di stampa libanese Nna con 111 raid aerei su Nabatieh, Iqlim al-Tuffah e Bekaa occidentale, spingendosi in profondità per un centinaio di chilometri dal confine. Le forze armate di Tel Aviv riferiscono di aver colpito 180 obiettivi di Hezbollah e migliaia di lanciarazzi.
Venerdì il blitz aereo contro i comandanti militari di Hezbollah riuniti a Beirut aveva fatto 37 morti e quasi 70 feriti. Gli esponenti del “Partito di Dio” uccisi sono stati 16, ha ammesso il movimento armato sciita. Il resto sarebbero interamente civili.
Il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha espresso «preoccupazione per l’escalation tra il Libano e Israele». Sostanzialmente ammettendo anche il fallimento del negoziato su Gaza: «Non siamo ancora al momento giusto per mettere qualcosa sul tavolo». Tutto da rifare, ammesso che la volontà di negoziare ci sia mai davvero stata. Il forum delle famiglie degli ostaggi, che anche ieri ha inscenato a Tel Aviv il consueto affollato e disperato corteo del sabato, implorando Netanyahu di venire a patti con Hamas per salvare i 101 israeliani ancora prigionieri, accusa il premier di aver voltato le spalle ai sequestrati. E una inchiesta dei giornalisti dell’emittente Channel 12 ha diffuso nuovi documenti e testimonianze che confermerebbero come il premier non abbia voluto perseguire in primo luogo il ritorno a casa degli israeliani rapiti da Hamas.
Nel Nord chi può si allontana dalla traiettoria dei piccoli razzi che se non fosse per la stretta scia di fumo bianco sembrerebbero invisibili. Quando la frequenza aumenta e in direzione contraria i caccia F-35 sfrecciano a coppie puntando sulle postazioni di lancio da cui provengono gli spari, solo i vigili del fuoco si preparano a gettarsi in campo aperto, dove i tetti di alcune case bruciano e il fuoco minaccia il raccolto. La guerra ha desertificato la regione settentrionale, e per strada non si incontra nessuno che non abbia una divisa. I residenti se ne sono andati tutti.
"Centinaia di migliaia di persone hanno dovuto rifugiarsi nei rifugi antiaerei nel nord di Israele", ha riferito il portavoce dell'esercito, il tenente colonnello Nadav Shoshani. La difesa passiva israeliana ha inoltre ordinato la chiusura di tutte le scuole fino alle 18 di lunedì nelle regioni settentrionali del Paese, alcune delle quali si trovano fino a 80 chilometri dal confine libanese.
Alla rappresaglia di Hezbollah si sono unite anche fazioni islamiste in Iraq. "I combattenti della Resistenza islamica dell'Iraq hanno preso di mira domenica mattina una posizione strategica nei territori occupati usando droni", ha affermato la coalizione irachena in una dichiarazione su Telegram. Tel Aviv conferma di avere intercettato lanci da grande distanza. La riprova del rischio di un pericoloso allargamento del conflitto.
"Centinaia di migliaia di persone hanno dovuto rifugiarsi nei rifugi antiaerei nel nord di Israele". Lo ha riferito il portavoce dell'esercito, il tenente colonnello Nadav Shoshani. La difesa passiva israeliana ha inoltre ordinato la chiusura di tutte le scuole fino alle 18 di lunedi' nelle regioni settentrionali del Paese, alcune delle quali si trovano fino a 80 chilometri dal confine libanese. L'esercito israeliano ha affermato di aver intercettato "molteplici obiettivi aerei sospetti" provenienti dall'Iraq durante la notte. "I combattenti della Resistenza islamica dell'Iraq hanno preso di mira domenica mattina una posizione strategica nei territori occupati usando droni", ha affermato la coalizione irachena in una dichiarazione su Telegram. "Con la regione sull'orlo di una catastrofe imminente, non si può dirlo abbastanza: non esiste una soluzione militare che renderà più sicure entrambe le parti", ha affermato il coordinatore speciale Onu per il Libano, Jeanine Hennis-Plasschaert.
Dalla parte opposta, nell’inferno senza neanche una pausa di Gaza, un attacco israeliano contro una scuola di al-Zaytun, a nord di Gaza City, ha ucciso almeno 22 persone, secondo il ministero della Sanità, controllato da Hamas che parla di 13 bambini uccisi. Altre 30 persone sono rimaste ferite. L’esercito israeliano sostiene di aver colpito un «centro di comando e controllo di Hamas, che si trovava all’interno di un complesso che in precedenza fungeva da scuola». Le immagini che giungono dalla Striscia mostrano anche bambini tra le vittime. «L’organizzazione terroristica di Hamas viola sistematicamente il diritto internazionale operando all’interno di infrastrutture civili», ha dichiarato l’esercito israeliano che viene accusato dalle organizzazioni umanitarie e dalle agenzie Onu di colpire deliberatamente infrastrutture civili senza risparmiare gli sfollati, doppiamente vittime nella tenaglia tra jihadisti e carri armati.
Un doppio fronte, Nord e Sud, che deve misurarsi con due incognite: la promessa e ancora non compiuta vendetta di Teheran per gli omicidi mirati commessi da Israele anche in territorio iraniano, e le minacce degli Houthi che ieri ancora una volta hanno proclamato un nuovo tempo di battaglia: «In tutte le fasi passate – ha dichiarato dallo Yemen il leader Abdul Malik al-Houthi –, il nemico israeliano non è stato espulso dai territori libanesi che occupava se non attraverso il jihad e la resistenza». L’ayatollah Ali Khamenei, ha incitato l’intero mondo musulmano a «insorgere contro il regime sionista». Alla parata che segna l’inizio della “Settimana della Difesa Sacra”, la Guida suprema dell’Iran ha parlato mostrando due nuovi sistemi d’arma: il missile “Jihad” e i droni kamikaze. «Se le nazioni musulmane che usano il loro potere interiore, il regime sionista - ha scandito - verrà rimosso dal posto che occupa nel cuore della comunità islamica». Ai tre fronti militari, il governo israeliano deve aggiungere quello politico interno. Il licenziamento del ministro della Difesa Gallant, a causa dei dissidi con il premier Netanyahu, è stato sospeso proprio per le operazioni sul Libano. Il premier si recherà a New York, per l’Assemblea Onu, che si preannuncia difficile, vista la quantità di risoluzioni votate a maggioranza contro Tel Aviv in questi mesi.
È notte quando al termine di Shabbat le traiettorie opposte delle armi aeree accendono di nuovo il cielo scuro sopra le colline frontaliere. Hezbollah ha nominato i nuovi comandanti, ma tra le fila dei miliziani in prima linea c’è chi si lamenta. I cercapersone inesplosi sono stati buttati via e anche le radio. Gli ordini devono correre di bocca in bocca. Troppo lentamente, quando i caccia supersonici di Tel Aviv saettano verso un’altra notte di guerra.
Al risveglio, domenica mattina, i soldati israeliani hanno fatto irruzione negli uffici di "al Jazeera" a Ramallah, in Cisgiordania. Hanno consegnato ed eseguito l'ordine di chiusura per 45 giorni. In Israele l'emittente panaraba è stata già bandita, adesso nel pieno dello scontro con il Libano, non potrà raccoglere e trasmettere notizie neanche dalla Palestina.