Il rischio di una catastrofe umanitaria nella regione del Sahel in Africa occidentale è ormai imminente. I governi di Gambia, Mauritania, Mali, Niger e Burkina Faso, hanno già iniziato a lanciare allarmi preoccupanti. E bisogna agire in fretta. «Per questo ascoltiamo e condividiamo l’appello delle popolazioni colpite», spiega un documento di Caritas Italiana e delle altre Caritas del “Gruppo di lavoro sul Sahel”: «Stiamo cercando di rispondere rapidamente, intensificando gli aiuti immediati per prevenire una crisi ancora più grave». Le Caritas si sono recentemente riunite a Bamako, capitale del Mali, per discutere le varie modalità su come affrontare questa nuova emergenza che, dopo quella avvenuta in Africa orientale e nel Corno d’Africa, ora sta minacciando gran parte dell’Africa occidentale. «L’allarme alimentare tocca ormai più di 10 milioni di persone – afferma la Caritas Italiana – e se non verranno prese urgentemente misure efficaci, le cifre rischiano di raddoppiare». Anche Paesi come Senegal e Ciad sono al momento colpiti dall’emergenza, sebbene con effetti minori rispetto alle altre realtà a ridosso del deserto del Sahara. Le piogge del 2011 sono state insufficienti e hanno generato un raccolto deficitario, pari al 25% in meno rispetto all’anno precedente. Un radicale aumento dei prezzi dei beni alimentari ha inoltre aggravato le condizioni dei più poveri.Secondo i dati dell’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) che allarga il raggio ad altri Paesi, «sui 13,4 milioni di civili già coinvolti dalla crisi alimentare, almeno un milione è rappresentato da bambini a rischio di malnutrizione acuta ». Drammatica appare già la situazione in Niger, un Paese poverissimo dove si sono rifugiati migliaia di civili provenienti dal Mali e dalla Libia: nelle zone settentrionali la catastrofe sta ormai assumendo contorni drammatici. «Di solito in questo periodo, prima delle piogge, c’è ancora un po’ di erba per il pascolo del bestiame», spiega Nassamu Malan, capo del villaggio di Foudouk, nella regione nord di Agadez: «Ma a causa della siccità è già tutto bruciato. Abbiamo sentito che il governo intende vaccinare gli animali – continua Malan – vorremmo che succedesse anche nel nostro villaggio cosicché gli abitanti non muoiano». Alle cause ambientali dell’emergenza alimentare, si aggiungono diversi fattori sociali tra i quali povertà, forte pressione demografica e debolezza delle economie locali, oltre alle recenti crisi politiche che si sono verificate in Costa d’Avorio, Libia e, ora, nel Mali. Sono infatti migliaia i rifugiati che stanno scappando dai combattimenti tra il governo maliano e i ribelli Tuareg per trovare riparo nei Paesi confinanti e soffrire ugualmente per la mancanza di cibo. «Questo livello di insicurezza alimentare sarà più evidente nel periodo tra aprile e settembre», avvertono le organizzazioni umanitarie che operano sul territorio: «Dobbiamo quindi investire fin da subito in programmi a lungo termine che possano salvare le vite della gente più a rischio».
La sottoscrizione per le popolazioniPer sostenere gli interventi in corso è stata aperta una sottoscrizione e si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite conto corrente postale n. 347013 specificando nella causale: “Carestia Sahel”. Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui: UniCredit, via Taranto 49, Roma - Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119; Banca Prossima, via Aurelia 796, Roma - Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474;Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma - Iban: IT 95 M 03069 05098 100000005384; Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma - Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113. Inoltre con CartaSi (VisaA e MasterCard) telefonando a Caritas Italiana telefono 06 66177001, in orario d’ufficio.