La Catalogna va avanti sulla
strada dell'indipendenza dal governo spagnolo e convoca per il
9 novembre il referendum. L'annuncio ufficiale, atteso da
giorni, è arrivato questa mattina dal presidente della
Generalitat
Artus Mas. "La Catalogna vuole parlare, vuole
essere ascoltata e vuole votare" ha detto Mas in una
dichiarazione pubblica subito dopo la firma del decreto. "Siamo
pronti a trattare ma non possiamo rimanere in un immobilismo
travestito da presunta legalità che contrasta altri Stati che
parlano e vengono ascoltati, che trattano e vengono lasciati
trattare". Nessuna risposta dal premier
Mariano Rajoy, in
visita in Cina, ma la vice presidente
Soraya Saenz ha ribadito
che il governo non ha intenzione di cedere. "Nessuno - ha detto
- è al di sopra della volontà di tutti gli spagnoli, questo
referendum non si terrà perché è incostituzionale". Il
governo ha intanto convocato per lunedì mattina un Consiglio
dei ministri per formalizzare il ricorso alla Corte
Costituzionale che con un no congelerebbe la consultazione in
attesa di una sentenza finale che potrebbe arrivare dopo anni.
La rivendicazione di indipendenza
della Catalogna si perde nella storia ed è sempre stata motivo
di scontri tra Barcellona e Madrid, anche perché la regione
pesa molto all'interno del Paese, con
7 milioni di abitanti, e
un determinante contributo all'economia. La prima perdita di
indipendenza della regione affonda le sue radici nel 1714 in
seguito alla sconfitta contro l'avanzata borbonica.
L'istituzione della regione autonoma nel 1931 si dissolse in
epoca franchista, fino ad arrivare al culmine di un braccio di
ferro serrato nell'ultimo decennio.