sabato 26 maggio 2012
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«La miglior storia di sviluppo», ha sottolineato Micheal Clemens, del Centro per lo sviluppo globale. «Un successo quasi invisibile», ha aggiunto Gabriel Demombynes, rappresentante a Nairobi della Banca mondiale. Eppure si tratta di un risultato «storico»: 16 Paesi africani (Senegal, Ruanda, Kenya, Uganda, Ghana, Zambia, Mozambico, Etiopia, Tanzania, Madagascar, Nigeria. Benin, Niger, Mali, Malawi, Guinea) hanno ridotto drasticamente e con inattesa velocità la mortalità infantile. Secondo i dati della Banca mondiale, diffusi dall’“Economist”, l’inversione di tendenza è cominciata nel 2005. Da allora, in 12 di questi, il numero di bambini morti è calato al ritmo del 4,4 per cento all’anno. In tre, addirittura – Senegal, Ruanda e Kenya – la riduzione è stata dell’8 per cento, il doppio rispetto a quanto accaduto nei dieci anni precedenti. In questo modo, questi hanno raggiunto lo stesso livello di mortalità infantile dell’India, la cui riduzione dei decessi era stata emblematica negli anni Novanta. Il merito del risultato, inoltre, non va tanto agli aiuti esteri quanto a una serie di politiche efficaci portate avanti dai governi africani. Un circolo virtuoso innescato, secondo Demembynes, investimenti nella sanità: farmaci e insetticidi, soprattutto. Che hanno permesso di ridurre i decessi per malattie facilmente curabili, come la malaria. A contribuire anche il rapido sviluppo di alcuni Paesi, come Etiopia, Ghana, Ruanda e Uganda.
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