giovedì 11 settembre 2014
​Testimonianza inedita: l'incontro nella parrocchia di Kamenge di alcuni pellegrini italiani con una delle missionarie uccise.
Gettate come seme nella terra amata di Marina Corradi
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Un video di poco più di un minuto: poche immagini che come flash raccontano la vita di una parrocchia lontanissima, eppure all'improvviso così vicina: la parrocchia “Guido Maria Conforti” di Kamenge, in Burundi, dove lavoravano e sono state uccise le tre missionarie saveriane Lucia Pulici, Olga Raschietti e Bernardetta Boggian. È quest'ultima a sorriderci dallo schermo. È lo scorso luglio. Saluta e stringe le mani a un gruppo di pellegrini italiani che hanno inviato la loro testimonianza ad Avvenire. Non parla quasi, ringrazia soltanto, è curva e gracile, ma sorride con lo stesso sorriso potente che si ritrova in tutte le foto che di lei e delle due consorelle abbiamo visto in questi giorni. 
Nel breve filmato c'è una strada trafficata com'è ogni arteria urbana in Africa, poi la scalinata della parrocchia e infine, dentro la navata ampia e luminosa, lo spaccato della vita delle saveriane a Kamenge così come doveva essere prima di essere sconvolta dalla barbarie di un giorno e di una notte. Pure spaesata dal calore che le riversano addosso i visitatori, lì la religiosa sembra essere il genius loci. L'anima di un microcosmo ormai spazzato da una violenza folle, ma che in tante parti della terra, ovunque ci sia una missione, deve avere lo stesso volto e la stessa dolcezza di suor Bernardetta, suor Olga e suor Lucia.
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