L'inaugurazione della struttura nel villaggio bosniaco di Kladanj
Un piccolo caseificio costato ottantamila euro, finanziato dall’Associazione Onlus “Insieme per Sarajevo”, espressione della solidarietà vicentina che sarà vitale per il futuro di 250 piccole aziende agricole nel cuore dei Balcani. Tra le valli profonde delle montagne distanti più di un centinaio di chilometri dalla capitale Sarajevo, l’autunno ormai avanzato tra i boschi che circonda il villaggio di Kladanj, 13 milaabitanti a vocazione agricola. E’ qui che la folta delegazione vicentina è arrivata per inaugurare il “Mljekara Vicenza”, letteralmente Caseificio Vicenza.
Un'economia in ginocchio
Un’autentica boccata di ossigeno per l’asfittica economia dei Balcani, che le popolazioni locali sembra non avere fine: «S’interviene per fare sopravvivere quelle comunità che lottano per non abbandonare il loro territorio migrando all’estero», spiega il presidente dell’Associazione Sante Bressan. Se nell’immediato dopoguerra, era il 1996 quando l’Associazione Insieme per Sarajevo nasceva da una costola delle Ipab di Vicenza, le attività riguardavano il sostegno di primo intervento e di accoglienza degli orfani di guerra – in otto anni ne vennero ospitati 500 nelle famiglie vicentine -, oggi le priorità sono nuove e diverse. «Sono cambiati gli obiettivi –prosegue Bressan- perché sono mutate le esigenze delle popolazioni locali. Oggi conta offrire loro strutture e sostegno economico per progetti finanziati con il microcredito o l’intervento solidale di istituti bancari, come quello impiegato a Kladanj».
Un passo fondamentale
Occhi lucidi di vicentini e bosniaci al momento del taglio del nastro del nuovo Caseificio Vicenza, con l’imam musulmano fianco a fianco con il nunzio apostolico di Bosnia, monsignor Luigi Peruzzi, giunto da Sarajevo per l’inaugurazione ufficiale del nuovo progetto italo-bosniaco. Per il nunzio «si tratta di un tangibile segno per la Bosnia, come pure per l’Italia , di cosa possa fare la politica se resta al servizio del cittadino, con l’ausilio del volontariato”. Per il sindaco di Kladanj “è un passo fondamentale per l’economia di un’area ad alto valore agricolo, ormai al collasso per il dopoguerra e la tragica alluvione di due anni fa».
Centinaia di ragazzi
In un passaggio storico in cui la comunità internazionale ha spento i riflettori su quest’area, il volontariato seguita a portare linfa e speranza. Il curriculum dell’Associazione vicentina è tale che elencarne tutti i progetti significherebbe raccontare la storia della Bosnia dell’ultimo ventennio. Vicentini solidali che a Sarajevo hanno trovato centinaia di ragazzi, genitori, famiglie, imprenditori, contadini, allevatori, a festeggiarli per celebrare il ventennale, che ha avuto il suo culmine sabato 10 settembre presso la Casa della Cultura, con l’incontro tra l’Ikre, la Municipalità e autorità statali, con gli orfani di guerra , allora bambini, che nel corso di un decennio sono venuti a Vicenza durante le accoglienze. Per molti di loro, oggi cresciuti, sposati e laureati, fu un’esperienza che gli ha cambiato la vita: «Se la guerra ci ha portato via un pezzo di famiglia –ha detto nella sua testimonianza pubblica Suvad, 27 anni, prossimo al matrimonio, insegnante di lingue, -, ma un altro pezzo lo abbiamo guadagnato in Italia con le nuove famiglie incontrate. Così oggi possiamo dire di avere due famiglie: una in Bosnia e una in Italia».