giovedì 3 aprile 2025
Era un convoglio cinese. L'episodio è stato decisivo per costringere l'Esercito ad accettare il cessate il fuoco con i gruppi ribelli. Asia News: a Mandalay si scava ancora, casa diocesana distrutta
La Pagoda Maha Myat Muni di Mandalay, profondamente danneggiata dal terremoto

La Pagoda Maha Myat Muni di Mandalay, profondamente danneggiata dal terremoto - Ansa

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Spari martedì notte su un convoglio della Croce Rossa cinese che stava portando aiuti a Mandalay, la città più colpita dal sisma di venerdì scorso. Le prime denunce sono giunte da parte dei ribelli dell’esercito di liberazione nazionale Ta’ang: nel mirino un convoglio di nove veicoli che stava attraversando la cittadina di Naung Cho, nello stato settentrionale di Shan, diretto a Mandalay. Secondo il gruppo armato anti-governativo sarebbero state utilizzate mitragliatrici pesanti.
Dopo ore di imbarazzato silenzio, la conferma dell’attacco è giunta pure da un portavoce della giunta militare: «Da una distanza di circa 200 metri, le forze di sicurezza hanno usato una luce per cercare di fermarli, ma non si sono fermati. Le forze di sicurezza hanno sparato tre colpi di pistola puntati verso il cielo», ha dichiarato il portavoce. La giunta militare ha precisato che il convoglio della Croce Rossa cinese non aveva segnalato la sua presenza in un’area di conflitto né alle autorità locali, né all’ambasciata cinese.
Un episodio che il governo di Pechino – miglior alleato del Myanmar che ha già consegnato aiuti pari a 1,5 milioni di yuan – non ha potuto passare sotto silenzio. Dopo aver precisato che il personale e le forniture sono in salvo, il ministero degli Esteri cinese ha lanciato un appello a tutte le parti perché garantiscano la sicurezza dei soccorritori.
I colpi sparati contro il convoglio umanitario sono stati probabilmente decisivi per una svolta attesa, quanto improvvisa. A sera la giunta militare, dopo aver inizialmente respinto una tregua offerta dalla Brotherhood Alliance – cartello che riunisce tre gruppi di guerriglia etnica – ha annunciato un cessate il fuoco temporaneo contro i gruppi ribelli fino al 22 aprile per «accelerare gli sforzi di soccorso e ricostruzione» e «mantenere la pace e la stabilità».
Un passo dovuto da parte del premier Min Aung Hlaing per presenziare oggi al vertice Bimstec – organizzazione internazionale per la cooperazione economica che raccoglie sette paesi asiatici – a Bangkok. Myanmar non fa parte dell’Asean, e quindi il vertice Bimstec è l’unico foro internazionale in cui la giunta militare può rompere l’isolamento e chiedere aiuti.
Sono 2.886 i morti e 4.639 i feriti secondo le autorità, in un bilancio ancora parziale: per Mohammed Riyas, direttore per Myanmar della Croce Rossa internazionale, la situazione umanitaria rimane «sconcertante». «Ci vorranno settimane per comprendere la piaena estensione della distruzione dato che le comunicazioni sono interrotte e i trasporti distrutti», ha aggiunto il direttore della Croce Rossa.
In un video messaggio ripreso da Asia News, il vescovo di Mandalay monsignor Marco Tin Win, ha detto che la casa diocesana è stata distrutta e che i sacerdoti dormono all’aperto assieme alla popolazione. Le varie congregazioni religiose presenti si sono già mobilitate per portare aiuti alla popolazione: alcuni volontari dei salesiani di don Bosco hanno raggiunto la città di Sagaing mentre i frati minori di Pyin Oo Lwin hanno riferito che migliaia di persone vivono nei campi di calcio, nelle chiese mentre continuano le scosse di assestamento. Tutte in salvo le suore della riparazione presenti in varie zone del Paese. La piccola comunità cristiana di Naypyidaw, sia pure molto provata, parla di un miracolo: molti si sono salvati perché venerdì partecipavano alla via crucis e per questo si sono salvati.
Alle operazioni di soccorso partecipano persone di tutte le diverse fedi religiose, mentre le temperature restano molto alte e spesso sfiorano i 40 gradi. In questa situazione di emergenza continua il salvataggio a Naypyidaw, a 5 giorni dal sisma, di un ragazzo di 26 anni da parte di una squadra di soccorritori del Myanmar e della Turchia è stata una vera boccata di ossigeno.

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