La tipologia di missile e il numero di serie indicano che si tratta di un'arma in uso esclusivo all'armata russa
Lo Stato Maggiore di Mosca punta sull’impunità, se ha deciso di firmare diversi attacchi con armi vietate. In diverse aree sono stati rinvenuti i rottami delle “cluster bomb”, le micidiali bombe a grappolo che hanno lo scopo di colpire indiscriminatamente per centinaia di metri.
Diverse immagini giunte ad Avvenire confermano quella che non è più solo un’ipotesi. Fino ad ora erano stati documentati alcuni raid compiuti sganciando le “RBK-500”, degli ordigni ampiamente usati in Siria dia dall’esercito di Assad sia dalle forze russe e dalle milizie ad essa collegate. Me nei giorni scorsi, come si vede all’immagine, ci sono stati nuovi ritrovamenti a Pokrovsk, una città di 75mila abitanti nella regione contesa del Lugansk.
In passato le forze russe hanno accusato i militari di Kiev per il lancio di razzi vietati dalle convenzioni internazionali, ma le prove raccolte sul campo raccontano un’altra storia. In particolare è stato ritrovato, con il numero di serie ancora visibile sulla carcassa, un missile guidato della serie “9M54”, conosciuto per la sua capacità di dispiegare un gran numero di piccoli esplosivi. Generalmente la miriade di esplosivi viene dispersa al momento dell’impatto in un area grande quanto un campo da calcio. A causa del rimbalzo gli ordigni esplodono in aria, spesso ad altezza d’uomo. I gusci inesplosi restano invece sul terreno e possono deflagrare se toccati, come delle mine antiuomo. Lo scheletro del missile riporta un numero di serie che conferma come la produzione sia del 2019, “ dopo che la Russia ha smesso di vendere queste armi all'Ucraina - spiega Amnesty International -, e questo indica che l'attacco è stato lanciato dalla Russia".
Più di 100 Paesi hanno vietato l'uso delle “cluster bomb” e hanno sottoscritto la Convenzione sulle munizioni a grappolo. Russia e l'Ucraina non hanno firmato l’intesa, per quanto a Kiev disponga nel suo arsenale anche di queste armi. Kiev ha negato fermamente l'uso di munizioni a grappolo durante il conflitto con i separatisti a partire dal 2014. Un rapporto di Human Rights Watch affermava invece che “probabilmente” in alcune circostanze sono state usate.
Nei giorni scorsi la Bbc ha mostrato le immagini ed alcuni video a quattro esperti di armi, tra cui Sam Cranny-Evans, un analista di ricerca presso il Royal United Services Institute, secondo cui i filmati sono coerenti con l’esplosione di “cluster bomb”. Il sito d’inchiesta Bellingcat sta tracciando le segnalazioni e verificando le denunce, la maggior parte delle quali provano l’utilizzo di questi ordigni da parte dell’esercito russo. In diversi casi è stato possibile ricostruire anche la linea di tiro.
Negli ultimi giorni si sono susseguite voci non confermate di proiettili e ordigni al fosforo bianco, il cui utilizzo prova nei superstiti orribili ferite. Gli investigatori della giustizia internazionale dispiegati sul campo stanno verificando queste accuse, mentre risulta certo l’uso, fin dal primo giorno dell’invasione, dell’uso di bombe termobariche, le cui testate sono caricate all’interno di missili progettati per questa sottoclasse delle armi volumetriche. Sono costituiti da un contenitore di carburante e due cariche esplosive separate. Quando un'arma volumetrica viene fatta cadere o viene lanciata, la prima carica esplode per disperdere le particelle di carburante. La seconda carica accende il carburante e l'ossigeno dispersi nell'aria, creando un'onda d'urto di pressione e calore estremi così estremo che ha il potenziale per riverberare e creare un vuoto parziale in uno spazio chiuso. Se direzionate contro strutture militari, le bombe termobariche risultano precise e devastanti. Ma l’uso effettuato in campo aperto, come a Kiev, è vietato perché l’esplosione prova stragi indiscriminate tra i civili.