Truppe maliane a caccia di terroristi in un villaggio dei Peuhl a Ndak - Reuters
Non c’è tregua nel Sahel dove ormai si alternano gli attacchi di gruppi jihadisti che vanno dall’Iswap, (lo Stato islamico della provincia dell’Africa Occidentale) fino a Boko Haram. Quasi ottanta le vittime in due giorni.
Strage di civili in Burkina Faso
Nelle prime ore della mattinata di ieri, un attacco jihadista effettuato in un mercato nel nord del Paese (Tongomayel) ha provocato la morte di 50 civili (bilancio provvisorio). Nessun italiano risulta coinvolto. Da ieri, gli Usa stanno intanto provvedendo all'evacuazione dei familiari (inferiori ai 21 anni di età) dei diplomatici e del personale consolare.
Attacco ai militari in Mali
Un campo avanzato dei soldati francesi dell'Operazione Barkhane in Mali - Reuters
Sono 20, invece, i soldati uccisi lunedì in un attacco prima dell'alba contro un campo militare nel Mali centrale. Lo ha riferito il governo, spiegando che i «terroristi» sono entrati nel campo vicino al villaggio di Sokol, hanno ucciso i soldati e causato «danni materiali significativi». I jihadisti con collegamenti con al-Qaeda e Daesh operano nel Mali centrale e settentrionale e hanno usato l'area come base per attaccare soldati e civili in Burkina Faso e in Niger. In Mali è da tempo in corso l'Operazione Barkhane guidata dai francesi: i risultatiu restano però limitati, mentre il numero di perdite è in continua crescita.
Boko Haram torna a colpire in Ciad
Sei militari ciadiani sono stati uccisi e altri 10 (cinque secondo altre fonti) sono rimasti feriti in un attacco ritenuto opera dei jihadisti di Boko Haram in Ciad. Lo ha riferito il generale Taher Erda, capo di Stato maggiore, precisando che i soldati «erano di pattuglia» sull'isola di Tetewa, nel Lago Ciad, «quando sono stati attaccati da elementi di Boko Haram».
A testimoniare le condizioni in cui vivono i civili le parole di un vescovo. Boko Haram «è come le bestie dell'Apocalisse, come un'Idra dalle tante teste. Appena gliene tagli una, ne ricresce immediatamente un'altra». Monsignor Bruno Ateba, vescovo di Maroua-Mokolo nel nord del Camerun, descrive ad Aiuto alla Chiesa che Soffre l'impotenza delle popolazioni locali di fronte al gruppo terrorista di matrice islamica che ormai da qualche anno ha varcato i confini della Nigeria e terrorizza Paesi vicini quali lo stesso Camerun, il Niger e il Ciad.
«Non passa giorno in cui non vi sia notizia di nuovi attacchi e incursioni dei terroristi dalla frontiera tra Camerun e Nigeria - continua il presule alla Fondazione di diritto pontificio -. I rapimenti e le esecuzioni dei contadini hanno portato a un vero e proprio regno del terrore».
Il vertice della Caritas del Sahel
Intanto a Bissau lunedì 27 gennaio sono partiti i lavori del XIV incontro del Gruppo delle Caritas del Sahel per discutere delle molteplici sfide della regione: la pace, le ricorrenti crisi ambientali, la sicurezza alimentare, la mobilità umana. Al gruppo, nato all’interno della confederazione delle Caritas del mondo (Caritas Internationalis), partecipano una ventina di organismi nazionali tra Caritas africane della regione, partner europei, tra cui Caritas Italiana, e una rappresentanza di organizzazioni statunitensi.
La pace, la coesione sociale e il ruolo della Chiesa e della società civile è il tema principale all’ordine del giorno quest’anno. Ciò a seguito della crescente instabilità di cui è vittima il Sahel ad opera di gruppi armati, principalmente di matrice jihadista, ma non solo, con violenze diffuse che stanno alimentando conflitti e divisioni tra comunità su base religiosa. I focolai di tensione si concentrano in Burkina Faso dove nel 2019 vi è stata un'escalation della violenza soprattutto verso le comunità cristiane, la regione del lago Chad tra Niger, Nigeria e Chad, il centro e il nord del Mali. Le violenze hanno provocato la fuga di centinaia di migliaia di persone verso aree ritenute più sicure all’interno degli stessi paesi e verso quelli limitrofi. Una situazione che aggrava le già precarie condizioni di sicurezza alimentare della popolazione esposta a ricorrenti crisi climatiche.
Tra i temi affrontati dal gruppo, anche quello delle migrazioni. Il Sahel è infatti crocevia di flussi di diversa origine, tipologia e destinazione spinti da fattori multiformi spesso concomitanti (economici, ambientali, di sicurezza, familiari…). Una mobilità principalmente interna alla regione dell’Africa occidentale tradizionalmente garantita anche da accordi di libera circolazione, ma sempre più criminalizzata e violentata dai fenomeni di traffico e tratta di esseri umani e da politiche restrittive e di esternalizzazione delle frontiere dettate dagli Stati europei.
Le Caritas della regione sono impegnate da anni nel contrasto a questi fenomeni sia con iniziative volte a rafforzare la sicurezza alimentare delle comunità e l’assistenza a sfollati, sia con programmi specifici a carattere pluriennale di promozione della pace e della coesione sociale nonché con interventi volti al contrasto del traffico di esseri umani. Un impegno possibile grazie anche all’appoggio di Caritas Italiana ed altre Caritas internazionali e all’otto per mille alla Chiesa Cattolica. L’incontro ha l’obiettivo di mettere a fuoco le iniziative in essere nei diversi paesi al fine di favorire lo scambio di buone prassi, la messa in comune di risorse, la condivisione di linee d’azione, la promozione di iniziative congiunte anche sul piano delle politiche a livello locale e internazionale.
Caritas Italiana, presente all’incontro con un proprio referente, collabora da anni con le Caritas del Sahel sostenendo programmi per la promozione della pace, la risposta alle crisi ambientali, il diritto al cibo, il contrasto al traffico di esseri umani. L’impegno di Caritas Italiana si concentra in 6 paesi della regione (Burkina Faso, Niger, Nigeria, Senegal, Mali, Mauritania) e proseguirà nei prossimi anni in base alla solidarietà che le comunità cristiane e le persone di buona volontà vorranno esprimere tramite Caritas
Italiana a queste popolazioni.
È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 - 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario (causale “Africa-carestia") tramite:
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474
• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119