«Ho sentito spari ed esplosioni di granate intorno alle 19,45 di giovedì. La residenza di Carlos Gomes Junior non è distante, stamattina (ieri per chi legge, ndr) ho provato ad avvicinarmi ma le strade erano chiuse dai militari, sono riuscito a stento ad arrivare alla sede della nostra radio, che come le altre non può però trasmettere per un divieto imposto dai golpisti». È la voce di padre Davide Sciocco, missionario del Pime, a raccontare all’agenzia
Misna qualche dettaglio dell’ennesimo colpo di Stato che sta sconvolgendo la Guinea Bissau, al centro di una nuova lotta di potere a pochi giorni dal ballottaggio delle presidenziali. L’unica nota positiva è che finora non si segnalano vittime dopo il putsch effettuato dai militari l’altra sera. Non si segnalano scontri, ma ieri molti negozi nella capitale Bissau sono rimasti chiusi mentre i soldati pattugliavano le strade. Il presidente ad interim Raimundo Pereira – in carica da gennaio, quando è morto il capo dello Stato, Malam Bacai Sanha – e il primo ministro Carlos Domingos Gomes Junior sono stati catturati dai golpisti. «Siamo stati assaliti a colpi di bazooka e siamo stati obbligati a battere in ritirata», ha dichiarato un poliziotto presente davanti all’abitazione di Gomes Junior.Le operazioni sarebbero guidate dal capo dell’esercito, Antonio Indjai, già implicato in un golpe contro Gomes junior nel 2000. Nelle scorse settimane l’omicidio del colonnello Samba Djalo e la messa in fuga dell’ex capo di Stato maggiore José Zamora Induta (uomini entrambi vicini a Gomes) sarebbero stati messaggi precisi indirizzati dai militari al premier.Ieri i golpisti hanno spiegato di aver agito non per ambizione di potere ma a causa di un «documento segreto», secondo il quale le forze armate rischiavano di essere attaccate da «forze militari straniere» per volontà del governo di Bissau. Con tutta probabilità il riferimento è alla missione militare angolana attualmente in corso nel Paese. In serata, poi, i golpisti hanno convocato una riunione con tutti i partiti per «trovare una via politica per uscire dall’attuale situazione», con l’obiettivo di «un rapido ritorno alla normalità».Il golpe è avvenuto mentre il piccolo Paese africano sulle rive dell’Atlantico si preparava al secondo turno delle presidenziali, fissato per il 29 aprile. Gomes junior (quasi il 49% dei voti al primo turno) era considerato favorito rispetto al leader dell’opposizione, Kumba Yala (26% dei consensi). Yala aveva lanciato un appello al boicottaggio del voto, denunciando una serie di irregolarità. La settimana scorsa, l’Angola ha ritirato la promessa di fornire 30 milioni di dollari nell’ambito di un programma di riforma della sicurezza che avrebbe provveduto a finanziare le pensioni di migliaia di militari. Ex colonia portoghese, la Guinea Bissau è sempre stata instabile dopo l’indipendenza nel 1974 tanto che nessun presidente è mai riuscito a completare il suo mandato. La storia del Paese è segnata da successivi colpi di Stato e continue tensioni fra il governo e i militari, sulle quali influiscono anche i traffici di cocaina proveniente dal Sudamerica. L’Unione Africana ha sottolineato che «non accetterà alcuna presa di potere per via anticostituzionale» e il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha «condannato con forza» il golpe. Ma sono minacce deboli. Tanto che negli ultimi quattro anni questo è il sesto golpe che si registra in Africa Occidentale.