La disoccupazione è alle stelle e la Bielorussia reagisce con un provvedimento alquanto bizzarro: tassare disoccupati e altri "sospetti" nullafacenti comprese le casalinghe che certo non stanno tutto il giorno con le mani in mano.
Aleksandr Lukashenko,
l'ultimo dittatore d'Europa secondo l'amministrazione Usa,
lancia la sua campagna contro il parassitismo, che in epoca
sovietica era punito con il carcere.
Il presidente bielorusso ha firmato infatti un decreto che
introduce una multa per quanti non lavorano e quindi non pagano
le tasse. Tra i parassiti figurano anche le casalinghe.
Dovranno pagare 20 mensilità di minimo sindacale, equivalente a
3,6 milioni di rubli bielorussi (223 euro). Gli evasori
rischiano una multa salata e perfino l'arresto con l'obbligo di
svolgere lavori socialmente utili. Il decreto presidenziale
riguarda non solo i cittadini bielorussi, ma anche gli stranieri
con la residenza permanente in Bielorussia e gli apolidi. Sono
esonerati dal pagamento i pensionati, i disabili, i minori, i
lavoratori stagionali e
anche i possessori di partita Iva, che però versano già
contributi onerosi.
La decisione, ventilata da tempo, è stata presa in un momento
in cui alcune delle maggiori società e fabbriche bielorusse
stanno tagliando il personale. Secondo i dati ufficiali dello
scorso febbraio, la disoccupazione nel Paese è dello 0,8%. Ma la
compagnia di ricerche Usa Gallup ritiene che questa cifra possa
essere il 24%. La Bielorussia
nel 2014 è stata investita dalla crisi che ha colpito
la Russia, da cui dipende fortemente.
Lo scorso ottobre Lukashenko aveva ammonito che "bisogna
costringere tutti a lavorare", mentre in gennaio aveva
dichiarato che 500mila abitanti in grado di lavorare (su una
popolazione di 9,5 milioni di persone) erano senza occupazione e
non pagavano le tasse, pur godendo dei benefici sociali
assicurati dallo Stato. Il controverso leader bielorusso si era
detto anche favorevole alla reintroduzione nel codice penale del
reato di parassitismo: "La gente lo capirà. Non c'è bisogno di
accantonare niente di quel che c'era di buono nell'epoca
sovietica, nemmeno la terminologia".
Ai tempi dell'Urss, il parassitismo (art. 209), distinto in
tre tipologie (vagabondaggio, accattonaggio e 'altro modo di
vita parassità), era punito con una sorta di confino oppure,
penalmente, con la reclusione sino a 2 anni o con lavori di
correzione da sei mesi ad un anno: nel regno del socialismo non
era ammessa l'idea di non lavorare o non trovare lavoro. Il
condannato più illustre fu nel 1964 il poeta (critico con il
regime) Iosif Brodskij, premio Nobel per la letteratura nel
1987: gli fu inflitta la pena massima di cinque anni di confino,
anche se scontò solo 18 mesi prima di essere liberato per il
clamore suscitato dal suo caso in Occidente.