L’amicizia tra Roma e Tripoli non può più esimere il governo italiano da un netto altolà al Colonnello. Silvio Berlusconi definisce «inaccettabile» l’uso della violenza contro i cittadini libici, segue con «estrema preoccupazione» l’evolversi della situazione e chiede che l’Ue «impedisca che la crisi degeneri in guerra civile». La presa di posizione del premier arriva in serata, dopo che il ministro degli Esteri, Franco Frattini ha già fatto sua la posizione di condanna dell’Ue. E mentre comincia l’evacuazione degli italiani - stamattina il primo volo speciale da Tripoli - il responsabile della Farnesina si prepara a rispondere domani in Parlamento alle opposizioni che accusano l’Esecutivo di atteggiamento «nebbioso». Diretta conseguenza, dicono, del feeling con Gheddafi, rinfacciando a Berlusconi il baciamani al Colonnello e i 5 miliardi di dollari promessi per chiudere il contenzioso coloniale. Dopo una giornata di accuse al governo di inattivismo, Palazzo Chigi in serata dirama una nota. Silvio Berlusconi, vi si legge, «segue con estrema attenzione e preoccupazione l’evolversi della situazione e si tiene in stretto contatto con tutti i principali partner nazionali e internazionali». Il premier «è allarmato per l’aggravarsi degli scontri e per l’uso inaccettabile della violenza sulla popolazione». E sollecita «l’Ue e la Comunità internazionale a compiere ogni sforzo per impedire che la crisi degeneri in una guerra civile» e «favorire invece una soluzione pacifica che tuteli la sicurezza dei cittadini così come l’integrità e stabilità del Paese e dell’intera regione». «In Libia – aveva anticipato nel pomeriggio Franco Frattini – siamo sull’orlo di una guerra civile, dobbiamo far sì che la richiesta forte dell’Europa sia ascoltata». Alla Farnesina intanto si mette a punto un piano di evacuazione per i cittadini italiani. Stamattina un volo speciale organizzato dal ministero affiancherà quelli di linea. Finmeccanica ha già fatto rientrare una decina di dipendenti, lo stesso l’Eni. Gli italiani in Libia sono circa 1.500, la maggior parte è a Tripoli, 500 dipendenti di grandi imprese, pochissimi a Bengasi. L’attivismo del governo però non basta a placare le opposizioni. A cominciare dal segretario del Pd, che chiama il titolare della Farnesina per avere notizie sull’evolversi della crisi e sollecitare il governo a impegnarsi al massimo per un impegno dell’Europa. Oggi sarà al Pantheon al
sit-in del Pd. Duro il suo giudizio: «Ora ci vorrebbe un’Italia che non si limitasse a dire "tutto quello che dirà l’Europa, per me va bene" – attacca Pierluigi Bersani – perché è l’Italia che deve dire cosa deve fare l’Europa nel Mediterraneo». E il nostro Paese, primo partner commerciale nel Mediterraneo, «adesso si sta facendo di nebbia davanti a un popolo che chiede libertà». «Dal governo italiano non è giunta una sola parola contro la repressione violenta del regime di Gheddafi che ha causato centinaia di morti», accusa il vicecapogruppo di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova. Il portavoce dell’Idv, Leoluca Orlando accusa Frattini di «complicità». E il senatore dipietrista Stefano Pedica accusa il Pd di avere approvato nel 2009 il trattato di amicizia tra Roma e Tripoli.