Guerra delle magliette sull’Abkhazia, Repubblica georgiana secessionista capace di dividere persino gli “United colors”’ di Benetton. Per la Russia l’Abkhazia è uno stato sovrano e dopo la guerra, quella vera, dell’estate scorsa l’ha riconosciuta, unica ad averlo fatto. Per la Georgia è invece all’interno dei propri confini e la presenza delle truppe di Mosca ne fa un territorio occupato. Il “casus belli” questa volta riguarda un negozio Benetton a Sukhumi, “capitale” abkhaza. Benetton Turchia lunedì ha detto di programmare a breve l’apertura di un negozio a Sukhumi, ma a Tbilisi nessuno ne sapeva niente. Dalla faccenda strettamente commerciale si è passati così in breve al caso diplomatico. Il ministro degli Esteri georgiano Grigol Vashadze ha convocato subito l’ambasciatore turco per chiedere spiegazioni. Intanto ieri Benetton Georgia ha annunciato di aver chiuso «per protesta» i quattro negozi di Tbilisi. Una rappresentante di Benetton Georgia, Nino Ziklauri, ha chiarito che la chiusura dei negozi Benetton della capitale è proprio legata alla vicenda di Sukhumi. «Siamo pronti a subire anche i danni materiali – ha detto – piuttosto che creare un precedente che permette a una società di fama mondiale di presentare il proprio marchio in un territorio occupato». Ha detto quindi di aver inviato al gruppo di Ponzano Veneto (Treviso) una lettera ufficiale con la richiesta di spiegare le ragioni che hanno portato il gruppo ad aprire il negozio in Abkhazia, senza concordarlo con Tbilisi. «Non siamo contro l’attività di alcuna società commerciale sui territori occupati – aveva dichiarato da Tbilisi il ministro Vashadze – purché rispetti la legge georgiana». A Benetton si chiedeva in pratica di muoversi nei territori occupati con l’autorizzazione di Tbilisi. Altrimenti, aveva ammonito, «ne pagherà le conseguenze legali e commerciali». Nell’intera vicenda, comunque, Ponzano Veneto sembra entrarci poco: i negozi Benetton in Georgia sono di un cliente che possiede il marchio e li gestisce in autonomia.