La Corte penale internazionale (Cpi) ha incriminato il presidente sudanese Omar al-Bashir per il reato di genocidio in relazione a crimini commessi durante la guerra civile in Darfur. La Corte ha accolto la richiesta del procuratore capo del tribunale penale internazionale dell'Aja, Luis Moreno Ocampo, che ha accusato al-Bashir di aver recluso oltre due milioni di rifugiati all'interno di campi profughi in Darfur. La sentenza estende, con un'ulteriore incriminazione, il mandato d'arresto internazionale per al-Bashir. A marzo dello scorso anno, infatti, il tribunale dell'Aja aveva spiccato un ordine di cattura contro il presidente sudanese per crimini contro l'umanit' e crimini di guerra. «La Camera stima che ci sono prove sufficienti e motivi ragionevoli per credere che Omar al Bashir è responsabile in modo criminale ... del reato di genocidio», afferma la sentenza emessa oggi dalla Corte. Il 3 febbraio scorso, la camera d'appello della Corte aveva ordinato ai giudici di riconsiderare la decisione presa il 4 marzo dello scorso anno di non considerare il reato di genocidio. La decisione era stata assunta a maggioranza. Nel primo processo, la Camera aveva considerato allora che il materiale messo a disposizione dal procuratore Luis Moreno Ocampo «non ha fornito ragionevoli motivi per credere che il governo del Sudan abbia agito con lo specifico intento di distruggere, in tutto o in parte, i gruppi Fur, Masalit e Zaghawa». Pertanto - aveva deciso la sentenza - «il reato di genocidio non è incluso nel mandato di arresto emesso per Al Bashir». Il procuratore Ocampo - che in questi mesi ha messo a disposizione dei giudici nuove prove e documenti - aveva presentato appello il 6 luglio del 2009.