Si spegne un focolaio, se ne accende un altro nella polveriera mediorientale. Lunedì i razzi su Eilat e Aqaba, ieri il combattimento al confine tra soldati libanesi e israeliani, oggi l'Iran: un uomo ha cercato di uccidere il presidente, Mahmoud Ahmadinejad. Le autorità hanno a lungo negato l'accaduto, ma la notizia è finita sui media dell'opposizione iraniana ed è stata confermata da una fonte anonima nello stesso ufficio del presidente.L'attentato è avvenuto ad Hamadan: un ordigno è esploso tra la folla che assisteva al passaggio del corteo presidenziale. Ahmadinejad, che doveva tenere un discorso in uno stadio, è rimasto illeso, ma vi sono stati diversi feriti. Subito dopo aver confermato ufficiosamente il gesto di un uomoisolato, poi arrestato, il regime degli ayatollah ha calato il velo del mistero su tutta la vicenda. Altrettanto ufficiosamente, l'attentato è stato smentito come "una menzogna" della stampa straniera e trasformato da fonti della presidenza iraniana addirittura in un gesto di entusiasmo al passaggio del capo tra due ali di folla: l'ordigno è diventato un "petardo" e dei feriti non si è più parlato.Era stato lo stesso Ahmadinejad, due giorni fa, che "stupidi sionisti hanno assunto dei mercenari per uccidermi", ma forse era più una boutade che una profezia. È certo che l'Iran non sta a guardare. E, soprattutto, beffa le sanzioni, riuscendo a ottenere dalla Bielorussia e da un paese non specificato quattro missili S-300, negati da Mosca dopo regolare contratto. L'ombra dell'Iran si allunga sulla regione, nonostante Libano e Israele gettino acqua sul fuoco dopo l'episodio di ieri. Beirut sembra aver accettato la prima ricostruzione di Unifil: ""Gli alberi che i militari stavano tagliando si trovavano a sud della linea blu, nella parte israeliana. In quest'area il governo libanese ha diverse restrizioni, al pari di Israele in altri territori".Chi ha sparato, allora, al confine tra Libano e Israele, accendendo la miccia che avrebbe potuto scatenare una nuova guerra e incendiare il grande Medio Oriente? La lettura dell'incidente che viene fatta il giorno dopo nel governo israeliano spegne il fuoco di un'estate che, a quattro anni dall'ultima guerra, ne potrebbe scatenare un'altra tra Libano e Israele. Così, il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha indicato in un soldato del male in arnese esercito del Paese dei Cedri la causa del combattimento di ieri. Alla radio israeliana Barak ha parlato di provocazione, ha sottolineato: "L'incidente non era stato pianificato dallo stato maggiore libanese o dai capi di Hezbollah".Probabilmente, a sparare è stato un ufficiale estremista, figlio però di quella deriva che continua a spingere tra le braccia di Hezbollah reparti interi dell'esercito libanese. Da una provocazione all'altra, luce viene fatta anche sui razzi piovuti sul Mar Rosso. Secondo Il Cairo, li avrebbero sparati miliziani di Gaza.
IL DISCORSO«Non c'è posto per questo regime tra le nazioni della regione», ha detto Ahmadinejad, che però non ha fatto alcun cenno agli scontri avvenuti ieri tra truppe israeliane e libanesi lungo il confine. Ahmadinejad, ha parlato davanti a una folla di migliaia di persone durante una visita nella città di Hamedan, nell'ovest dell'Iran, si è rivolto ai Paesi arabi, invitandoli a respingere ogni proposta di negoziati con Israele. «Il regime sionista - ha affermato il presidente iraniano - è in una crisi di legittimità e di identità. Perchè dovreste fare concessioni a un regime che è prossimo a scomparire?».Secondo il presidente iraniano non si può arrivare alla pace in Medio Oriente attraverso negoziati con Israele, «un regime che è prossimo a scomparire».
FRATTINI«È un atto gravissimo quando si parla di un attentato a un leader politico, chiunque esso sia». Così il Ministro degli esteri è tornato a commentare, a Montecitorio, l'attentato al presidente iraniano Ahmadinejad. «Mi auguro - ha aggiunto - che anche in Iran prevalga la moderazione e la calma, che si facciano analisi e accertamenti approfonditi e non si traggano conseguenze che potrebbero infiammare non solo l'Iran ma l'intera regione».