È ancora impossibile prevedere il futuro di Julian Assange, il giornalista australiano che da sessanta giorni si trova nell’ambasciata ecuadoriana a Londra e che da giovedì ha ottenuto asilo politico dal Paese latino-americano. Dal canto suo, l’hacker più temuto dalle potenze mondiali si è detto disponibile a deporre davanti ai magistrati attraverso la video chat. E ha affermato che domani parlerà ai suoi sostenitori. Da dove, però, non si sa.Di certezze dunque non ce ne sono sul destino di Assange, che giovedì ha trascorso la sua prima notte da rifugiato politico nell’ambasciata di Knightsbrigde dove due mesi fa si è rifugiato sperando di poter evitare l’estradizione in Svezia.Si sa che «sta bene», secondo una fonte diplomatica citata ieri dal Guardian, ma è evidente che non sarà facile per lui uscire senza far chiasso. La Gran Bretagna ancora ieri ha criticato fortemente la decisione dell’Ecuador di garantire asilo politico al giornalista e rimane ferma sulle sue posizioni di non voler garantirgli un salvacondotto e di volerlo consegnare alla Svezia. I toni, però, sono sembrati più morbidi. Del resto, il premier Cameron e il numero due Nick Clegg hanno chiesto al Foreign Office «calma e di smorziare la retorica».Un messaggio accolto positivamente anche da Quito. Stoccolma – che intende processare il giornalista per reati sessuali –, invece, ha ribadito ieri che non si lascerà intimidire dall’Ecuador. «Non accetteremo lezioni dall’Ecuador», ha dichiarato il ministro degli Esteri Carl Bildt. L’empasse che riguarda l’hacker australiano potrebbe insomma durare ancora molto tempo e questo, secondo alcuni analisti, potrebbe alla fine far gioco alla Gran Bretagna. «Basta che i britannici aspettino, con Scotland Yard fuori dalla porta, e prima o poi o Assange o gli ecuadoriani si stancheranno», ha detto al
Financial Times Carl Gardner, un ex avvocato del governo.Ma l’attesa ha un caro prezzo: l’assedio della polizia all’ambasciata dell’Ecuador, scriveva ieri il
Daily Mail, per evitare che il giornalista esca in una cosiddetta “valigia diplomatica”, sta costando ai contribuenti 50mila sterline al giorno.