Il governo francese si è detto pronto a favorire l’asilo ai cristiani d’Iraq. «Aiutiamo i rifugiati che fuggono dalle minacce dello Stato islamico e che si sono rifugiati nel Kurdistan. Siamo disposti, se lo desiderano, a favorire il loro accoglimento sul nostro territorio a titolo d’asilo», hanno fatto sapere in un comunicato congiunto i ministeri degli Esteri e dell’Interno. I titolari dei due dicasteri, Laurent Fabius e Bernard Cazeneuve, hanno, inoltre, sottolineato che l’ultimatum lanciato contro queste comunità a Mosul da parte dell’Esercito dello Stato islamico del Levante e dell’Iraq (Isis) è «l’ultimo esempio tragico della terribile minaccia» che pesa sopra di loro in Iraq «ma anche in Siria e negli altri luoghi dove queste popolazioni sono storicamente parte integrante della regione». La decisione francese è coincisa con l’arrivo in Iraq del
cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, con una delegazione della Chiesa cattolica francese per esprimere vicinanza e solidarietà ai cristiani iracheni. Nel 2010, in seguito a un attentato contro una chiesa siro-cattolica di Baghdad che aveva provocato decine di vittime, Parigi aveva concesso visti d’ingresso a 150 cristiani iracheni. Vicinanza agli iracheni è stata espressa anche del cardinale
Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, che ha presieduto domenica una Messa nella cattedrale caldea di San Diego, in California. Auspicando «pace e giustizia per quanti sono colpiti da una incredibile e insensata violenza», Sandri ha esortato nella sua omelia i fedeli caldei a rimanere al fianco di quanti «hanno lasciato tutto per il nome di Cristo». Lo zelo iconoclastico dell’Isis spaventa ora i loro alleati tattici del partito Baath. I familiari del defunto presidente iracheno Saddam Hussein non escludono di riesumare il suo corpo dal mausoleo in cui è stato sepolto nel villaggio natale di Auja e trasferirlo in un normale cimitero, temendo che i jihadisti dello Stato islamico lo distruggano come hanno fatto con altre tombe di personaggi religiosi e storici nei territori sotto il loro controllo. «La famiglia vorrebbe spostare il corpo nel cimitero pubblico, ma teme che la bara sia presa di mira durante il trasferimento », ha detto Falah al-Nida, uno dei capi della tribù cui apparteneva Saddam. Dopo essere stato impiccato, il 30 dicembre del 2006, l’ex dittatore è stato sepolto nella sua casa di Auja, 15 chilometri a sud di Tikrit, trasformata in mausoleo. L’area è caduta nelle mani dei jihadisti durante la loro avanzata verso Baghdad, il mese scorso. La “pulizia etnica e religiosa” a Mosul tocca anche i membri delle confraternite sufi, molto diffuse nella città. Fonti locali parlano di una vera e propria campagna di arresti e sequestri lanciata negli ultimi giorni dallo Stato islamico nei confronti degli adepti di questa espressione dell’islam. Venti studenti e un leader religioso sufi sarebbero stati rapiti durante un attacco alla moschea Rawdah Muhammadiyah, nel quartiere settentrionale di al-Muthanna, mentre era in corso una lezione coranica. Le famiglie dei giovani, ha aggiunto la fonte, si sarebbero già recate al quartier generale dello Stato islamico a Mosul per chiedere il rilascio degli studenti.