giovedì 15 luglio 2010
Passa la legge che autorizza le unioni omosessuali, dopo che la Camera lo aveva già approvato lo scorso maggio. Il disegno di legge, sostenuto dal governo di centro-sinistra della presidente Cristina Fernandez de Kirchner, è stato approvato con 33 voti a favore e 27 contrari dopo più di 15 ore di dibattito in aula.
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In Argentina diventano legali i matrimoni gay: il Senato ha approvato la legge che autorizza le unioni omosessuali, dopo che la Camera lo aveva già approvato lo scorso maggio.  L'Argentina è il primo Paese dell'America latina ad autorizzare i matrimoni gay. Il disegno di legge, sostenuto dal governo di centro-sinistra della presidente Cristina Fernandez de Kirchner, è stato approvato con 33 voti a favore e 27 contrari dopo più di 15 ore di dibattito in aula.«È un giorno storico», ha detto il capogruppo del partito al potere, Miguel Pichetto, ricordando che il dibattito è stato messo in calendario per il 14 luglio, giorno di commemorazione della Rivoluzione francese. «È la prima volta che si vota per una legge a favore delle minoranze», ha aggiunto.«La società argentina è cambiata: ci sono dei nuovi modelli famigliari, ha detto il capogruppo al Senato dei radicali all'opposizione, Gerardo Morales, spiegando come questa legge sia pensata per tutelare i diritti delle minoranze.Come già accaduto in Spagna nel 2005, il progetto prevede che dal Codice civile argentino scompaiano i termini «moglie e marito», sostituiti semplicemente dalla parola «contraenti». Un escamotage linguistico che implica molto di più: una trasformazione sociale e antropologica che suscita appassionate critiche, energiche condanne, ma anche applausi ed entusiasmi. Il Paese è diviso in due, come il Senato. Di fatto, fino all’ultimo momento nessuno dei due fronti – il sì (appoggiato dall’Oficialismo, che sostiene il governo della presidente Cristina Fernandez Kirchner) e il no – ha azzardato previsioni sul voto: l’approvazione era appesa ad un filo. Contro la legalizzazione era stato presentato un progetto alternativo per riconoscere le unioni civili gay, escludendo però l’equiparazione con il matrimonio vero e proprio, dunque la possibilità di adozione e il diritto di ricorrere ai procedimenti di fertilizzazione assistita. Ma ha prevalso la posizione più netta e radicale e la proposta – nonostante il placet della Commissione di legislazione generale del Senato – è stata bloccata in extremis, tramite impugnazione.Anche le richieste di referendum sono state un buco nell’acqua. Ma la società argentina non è rimasta a guardare. La manifestazione più affollata è stata quella di martedì sera, a Buenos Aires, di fronte alla sede del Senato. Circa 100mila persone (200mila secondo alcune fonti) sono scese in piazza in difesa del matrimonio eterosessuale: «Vogliamo una mamma e un papà», si leggeva sui cartelli, in linea con le parole del cardinale Jorge Bergoglio. I bambini hanno il diritto di nascere e crescere nell’«ambiente naturale del matrimonio», aveva ricordato il cardinale argentino. È stata una protesta pacifica, trasversale: i partecipanti hanno scelto uno sgargiante colore arancione per bandiere e cappellini, prendendo le distanze da tutti i partiti dell’arco argentino. Giovani e anziani, famiglie e single: in piazza (nonostante il freddo dell’inverno di Buenos Aires) hanno sfilato persone di tutte le età e di diversi credo. Insieme ai cattolici (i più numerosi), c’erano anche alcune organizzazioni evangeliche e parte della comunità ebraica.La politica è stata chiamata in causa, inevitabilmente: al termine è stato letto un manifesto in cui i partecipanti hanno promesso che non voteranno «mai più per quei politici che appoggiano il matrimonio omosessuale o si astengono o si assentano dalla votazione». Contro l’iniziativa, inoltre, sono state raccolte oltre 800mila firme. La spinosa legge era stata approvata dalla Camera bassa lo scorso 5 maggio. Ma quattro città argentine avevano già anticipato la polemica nazionale, regolarizzando le unioni civili gay a livello municipale. Prima fra tutte Buenos Aires, con la Legge delle Unioni Civili del 2002. Nonostante gli strappi legislativi locali, la giurisprudenza argentina non si è mai messa d’accordo: dallo scorso dicembre si sono sposate nove coppie gay, ma diverse nozze sono state annullate dai giudici dopo poche settimane.L'Argentina è quindi diventata il primo Paese dell'America latina ad autorizzare le nozze gay, e il decimo al mondo dopo Olanda, Belgio, Spagna, Canada, Africa del sud, Norvegia, Svezia, Portogallo e Islanda.
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