Si sono aperte questa mattina alle 6
italiane le urne in Arabia Saudita per le prime elezioni a suffragio universale, un timido passo verso la parità dei sessi nel
regno ultraconservatore wahabita. Un decreto reale del 2011, ratificato dal defunto sovrano Abdullah bin Abdelaziz ai tempi delle "primavere arabe", ha permesso alle donne di partecipare.
Chi si reca alle urne dovrà scegliere tra
quasi 7.000 candidati, 900 dei quali sono donne, tutti in lizza
per un posto nei 284 consigli comunali del Paese, gli unici ad
essere composti da rappresentanti eletti, ma con poteri limitati.
La promiscuità in luoghi pubblici è vietata nel regno e le
candidate hanno potuto incontrare solo le loro elettrici, che
sono 119.000 su un totale di quasi 1,5 milioni di elettori,
secondo i dati ufficiali. Le donne votano separatamente dagli uomini.
Un'indagine pubblicata dal Centro studi Esbar ha rivelato che il 72,5 per cento dei sauditi non appoggia la candidatura femminile alle elezioni, l'11,3 per cento la sopporta mentre l'8,7 la accetta. Per il 69,5% di coloro che la rifiutano la motivazione è che "questa decisione viola la legge islamica", mentre per il 63,8% va a ledere le tradizioni e le usanze del Paese.
L'organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch ha
accolto con favore le elezioni come un passo verso una maggiore
partecipazione delle donne alla vita politica del regno, pur
sottolineando che "l'Arabia Saudita continua a discriminare le
donne attraverso una miriade di leggi, politiche e pratiche".