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È un «quadro fosco» quello che viene descritto nell’annuale rapporto di Amnesty International: «Repressione dei diritti umani» e una «prolifica violazione delle regole internazionali», annota nella Prefazione la segretaria generale dell’organizzazione, Agnès Callamard. Tutto questo mentre nell’anno 2023 la «disuguaglianza globale si acuisce», «le superpotenze gareggiano per la supremazia» e l’uso senza regole dell’intelligenza artificiale «perpetua e rafforza la discriminazione, il razzismo e la sorveglianza» ai danni delle comunità marginalizzate.
Il nostro tempo – afferma il titolo del dossier – è uno «spartiacque per il diritto internazionale», determinato da «clamorose violazioni da parte dei governi e dei gruppi economici». Molte pagine, e non poteva essere altrimenti, sono dedicate alla tragedia dell’eccidio del 7 ottobre in Israele, provocato da Hamas, e dalla guerra a Gaza.
Il «clamoroso disprezzo di Israele per il diritto internazionale» si unisce – sempre secondo Callamard – all’«atteggiamento dei suoi alleati che non riescono a fermare l’indescrivibile bagno di sangue». Molti di questi Paesi sono gli «architetti del sistema giuridico internazionale successivo alla Seconda guerra mondiale», mentre «massicce violazioni dei diritti umani» hanno avuto luogo nel 2023 in molti altri Paesi come, ad esempio, in Sudan, Etiopia e Myanmar. In questa situazione, «l’ordine mondiale basato sul diritto è sul punto di crollare».
Una crisi del diritto internazionale che, sempre secondo Amnesty, si manifesta anche come una diminuzione delle persone che vivono in democrazia. Un ritorno a «pratiche e idee autoritarie» che ha riportato il mondo a una situazione precedente a quella del 1989. Una «minaccia allo stato di diritto internazionale» evidenziato anche dai «doppi standard» di Paesi che denunciano la violazione dei diritti umani da parte di Israele e continuano ad inviare armi come alleati al governo di Tel Aviv.
Ma sui diritti umani, nel 2023 appena trascorso, incombono nuovi pericoli determinati dal diffondersi dell’intelligenza artificiale. Un nuovo pericolo, inedito e nascoste: «La tecnologia – afferma la prefazione del rapporto – sta consentendo una pervasiva erosione dei diritti perpetuando politiche razziste» che causano una «limitazione della libertà di espressione».
Nell’ultimo anno la rapida diffusione dell’intelligenza artificiale senza regole, ha trasformato la minaccia posta dalle tecnologie: dagli “spyware” (tecnologia che monitora di nascosto gli individui ), la gestione dei social media «perpetua e rafforza la discriminazione, il razzismo e la sorveglianza sproporzionata e illegale». Ad esempio, costretto da un’azione giudiziaria di Amnesty International, nel 2023 il dipartimento di Polizia di New York ha reso noto di aver usato la tecnologia per sorvegliare le proteste del movimento Black Lives Matter. Inoltre alcuni Stati – tra i quali Argentina, Brasile, India e Regno Unito – fanno ricorso a tecnologie di riconoscimento facciale per controllare le proteste e sorvegliare le frontiere.