
Tonali e Fagioli oggi giocano nel Newcastle e nella Fiorentina - Ansa
Ci risiamo. La partita di calcio regolare dura 90 minuti e il recupero conta al massimo fino a 100 minuti, ma la sfida degli scommettitori seriali e di Serie A, ormai pare essere infinita. Scommettere per il calciatore milionario, panchinaro o titolare che sia, non è un vezzo, ma un vizio, difficilmente estirpabile, perché trattasi di “dipendenza da gioco d’azzardo” acclarata. C’eravamo appena ripresi dallo choc nazionale dello “psicodramma ludopatico” dei due azzurri Tonali e Fagioli, squalificati per un anno per aver scommesso centinaia di milioni e tornati in campo, al Newcastle il primo alla Fiorentina il secondo, che ecco che nella settimana di Pasqua arriva la notizia dei “12 apostoli” delle scommesse online su piattaforme illegali. Piccolo inciso: per noi le piattaforme che istigano al gioco d’azzardo sono tutte illegali e le finte pubblicità del comparto betting che appaiono e scompaiono ad arte nelle dirette delle partite delle pay-tv andrebbero abolite, oscurate per sempre. Ma non cadiamo in fuori gioco, perché qui, dicono le carte della Procura di Milano che indaga, non si tratta di partite di calcio ma di scommesse su giochi di vario genere, non inerenti al calcio, però comunque eticamente squalificanti in quanto coinvolgono professionisti strapagati che non hanno bisogno di rimpinguare lo stipendio mensile con l’ipotetica vincita derivata dal croupier virtuale ed illegale. Un’intera formazione, più il portiere di riserva, quello della Juventus, Mattia Perin, per questo è indagata dalla magistratura ordinaria, ma chiediamo alla Giustizia Sportiva, alla Figc e al suo presidente Gabriele Gravina di porre fine allo stillicidio delle giocate on-line da parte del professionismo calcistico italiano. Perché saranno certamente molti di più dei 12 indagati i colleghi con il vizietto dell’azzardo. Qui siamo di fronte a un trend inarrestabile. Nessuno olé dello stadio nel pronunciare i nomi dei 12 beniamini delle varie tifoserie, le quali come accaduto in Inghilterra per il “caso Tonali” statene certi che non condanneranno, semmai sorrideranno alla notizia e solidarizzeranno con gli sfortunati che sono stati beccati per colpa delle chat telefoniche. Solidarietà al calciatore-scommettitore per il semplice fatto che ormai il gioco lecito o illecito sulle piattaforme è una pandemia. Da queste colonne abbiamo pubblicato decine di inchieste e focus aggiornati che parlano di “fenomeno famigliare”: il padre ludopatico apre il conto on-line perché il figlio possa scommettere. Quello che stupisce, è che la tecnologia la fa da padrona in questi giochi perversi delle scommesse permanenti, su tutti i tipi di sport e giochi (corse dei levrieri comprese) ma poi ci sono dinamiche che rimandano al primo scandalo del calcioscommesse del 1980. Allora le giocate del Totonero venivano gestite dal banco che era in mano a un ristoratore e un fruttarolo romano, il gatto e la volpe, Trinca e Cruciani. Adesso, stando alle indagini il mediatore o meglio il biscazziere che garantiva l’anonimato dei calciatori-scommettitori sarebbe un gioielliere milanese. Piccolo escamotage: per non dare nell’occhio i debiti si saldano comprando dei Rolex che restano fermi, esposti in vetrina, mentre al calciatore-debitore arriva regolare, sì fa per dire, fattura di acquisto. Pare che tutto il nuovo filone di indagine parta proprio dall’asse precedente di centrocampo Tonali-Fagioli e dai loro telefonini. E pare anche che per questo ennesimo scandalo ci saranno al massimo multe da autovelox da 250 euro. Pene irrisorie per gente che guadagna minimo 1000 euro al giorno anche solo per scaldare la panchina. Servirebbe un Var fuori dal campo che fischiasse in tempo reale le infrazioni quotidiane di questi lavoratori privilegiati dei campi, di pallone.