La piccola folla grida «Allah Akbar» mentre i telefonini scattano all’impazzata. Poco prima un uomo con giberne e movenze da capo banda, ha proclamato ad alta voce la sentenza: «Sono dei traditori al soldo del regime ». Quello messo in rete sul sito “Syrian documents” e ripreso con mezzi amatoriali, è un agghiacciante festival dell’orrore. La lama del boia-tagliagole affonda lenta e implacabile fino a sgozzare due dei tre imputati ripresi pochi istanti prima seduti, le mani legate dietro la schiena. Tutto intorno un brulicare di curiosi, alcuni uomini in vesti e barbe nere, mentre la mattanza diventa una macabra “photo oppurtunity”. Due le teste mozzate riconoscibili, mentre un terzo imputato sarebbe risparmiato per “mancanza di prove”.Ferocia davvero difficile da sostenere anche solo sul Web, mentre la scritta sul sito lancia una precisa accusa: «Esecuzione del vescovo François Mourad a Iblid da parte del Fonte al-Nusra». Mourad, semplice monaco e non vescovo, amico e collaboratore della Custodia di Terra Santa, ma non frate francescano, in effetti è stato ucciso domenica scorsa a Ghassianeh. Nessun gruppo sinora ha rivendicato l’assassinio. L’esecuzione sommaria, stando alla ricostruzione di Radio France International, sarebbe avvenuta dopo un giudizio di un tribunale islamico: l’accusa ai religiosi è di essere «al soldo del regime» perché «nell’agenda di uno di loro compariva il numero di un militare dell’esercito siriano».Ore di angoscia, poi la smentita della Custodia di Terra Santa, dopo aver sentito i frati presenti nella regione di Idlib. «Non riconosco nessuno nel video, credo che abbiano mischiato notizie vecchie», commentava il custode, padre Pierbattista Pizzaballa. Un video diffuso per «terrorizzare» i cristiani secondo Andrea Avveduto, della Ong Pro Terra Santa che aggiungeva: «Il cadavere di padre François ucciso il 23 era integro. I frati escludono vi fosse lui o francescani tra i decapitati». Il corpo esanime di padre François sarebbe stato sepolto subito dopo l’omicidio al convento di Gassanieh, avvenuto in circostanze ancora poco chiare domenica scorsa. Sul video, che denuncia indubitabilmente crimini di guerra di rara efferatezza, poche ore dopo pure una dichiarazione degli oppositori del regime: si tratta di un documento realizzato dal regime di Assad «per gettare discredito sulla rivoluzione siriana».La Coalizione nazionale siriana, con una dichiarazione diffusa da Istanbul, ha annunciato una inchiesta per accertare il luogo e la data dell’incidente. Nel comunicato il principale cartello dell’opposizione, senza citare il sito “Syrian documents”, sottolinea che il video è stato diffuso da «una rete pro-Assad» e annuncia «azioni legali » qualora sia accertata una «finzione». Sempre ieri fonti del Patriarcato melchita a Damasco, riferisce Fides, hanno precisato che a provocare la morte di alcune persone giovedì nella città vecchia di Damasco non è stato un attentatore suicida contro una associazione cristiana, ma il lancio di due colpi di mortaio, caduti in prossimità della strada principale che attraversa il quartiere di Bab el-Sharqi. L’area colpita dista qualche decina di metri dalla cattedrale greco-ortodossa di al-Maryamiyya e anche dalla sede dell’associazione caritativa sciita Al-Ishane. Ma la dinamica dell’episodio fa ritenere che non si tratti di un attacco mirato a obiettivi religiosi. Guerra civile, anche dell’informazione.