Elicotteri militari hanno soccorso oggi in India circa 150 turisti stranieri portandoli in salvo dalla regione himalayana di Ladakh, dove le inondazioni hanno ucciso 156 persone. Almeno 300 sono ancora disperse dopo le alluvioni della settimana scorsa provocate da forti piogge, che hanno distrutto case, abbattuto torri telefoniche trasportando detriti e fango sino a quattro metri di altezza sulle strade, interrompendo le vie di collegamento col resto dell'India.La remota regione confina con il Pakistan, colpito dalle peggiori alluvioni degli ultimi 80 anni che sono costate la vita a oltre 1.600 persone lasciando due milioni di abitanti senza un tetto«Abbiamo aviotrasportato tutti i 150 turisti stranieri dalla valle di Zanskar vicino a Leh, dove erano rimasti per tre giorni», ha detto Priya Joshi, portavoce dell'aviazione. Altre 160 persone, in prevalenza stranieri, stavano aspettando di essere evacuati in zone remote di Lama Yuru e Karu.Almeno 25mila persone sono state colpite dalle alluvioni, hanno detto ufficiali dell'esercito, che con settemila soldati è dispiegato per ricostruire strade e ponti. Si teme che 33 soldati siano stati portati via dalle inondazioni che venerdì scorso ha colpito la regione di Ladakh. Migliaia di turisti viaggiano ogni anno a Ladakh per visitare i monasteri buddisti e per sport d'avventura come il rafting.
Le alluvioni in Pakistan che hanno colpito quasi 14 milioni di persone sono state un disastro peggiore del terremoto del 2005. È quanto ha affermato Maurizio Giuliano, portavoce dell'Ufficio per ilcoordinamento degli Affari Umanitari dell'Onu. «Alla fine 13,8 milioni di persone sono state colpite dalle recenti alluvuioni in Pakistan. Questo disastro - ha detto Giuliano - è peggiore dello tsunami, del terremoto del 2005 e di quello di Haiti». Il funzionario Onu ha spiegato che è un disastro «più grande» perchè «il terremoto del 2005 ha colpito 3 milioni di persone, lo tsunami 5 milioni di persone, mentre il sisma di Haiti ha colpito 3 milioni di persone».
MORTI E DISPERSI IN CINASono più di 130 i morti e oltre 2mila i dispersi del maltempo che sta flagellando la Cina. Le piogge monsoniche, che hanno già causato gravissime inondazioni in Pakistan (dove secondo l' Onu, in due settimane sono morte almeno 1.600 persone per le innondazioni) e nel Kashmir indiano dove si contano oltre 150 morti e 500 i dispersi, continuano a seminare morte e distruzione. Smottamenti di terra, innescati dalle violenti precipitazioni, hanno inghiottito una città nel nord-ovest della Cina: Zhouqu, nel nord-ovest della Cina. Almeno 50mila sono le persone interessate da frane e smottamenti provocati da piogge torrenziali che hanno sepolto numerose abitazioni. Squadre di sanitari e oltre 2mila soldati sono stati inviati per le operazioni di ricerca e soccorso. Molte strade sono coperte da un metro di fango, rendendo difficili le operazioni di soccorso. Il premier Wen Jabao ha lasciato Pechino per andare direttamente sul posto a coordinare i soccorsi. Le squadre di soccorritori scavano freneticamente tra i detriti nella zona di Zhouqu, nella Prefettura autonoma tibetana di Gannan, provincia nord-occidentale del Gansu, un'area dominata da ripide colline dove sabato notte sono cadute piogge torrenziali.