mercoledì 11 novembre 2009
I leader mondiali del presente e del passato si sono dati appuntamento oggi in Germania per festeggiare il 20esimo anniversario della caduta del muro di Berlino, un simbolo della Guerra Fredda che ha diviso una città e un continente.
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È iniziata a Berlino la «Festa della Libertà». Così è stata intitolata la tre giorni in cui si celebreranno i vent’anni dalla caduta del Muro. Alla Porta di Brandeburgo, un tempo simbolo della cortina di ferro oggi della Germania unita, è pronto l’enorme palcoscenico che farà da sfondo alle celebrazioni. Nei pressi della Porta è stata inaugurata la “galleria del Muro”, la mostra dei mille blocchi di poliestere che, domani sera, faranno rivivere la caduta del Muro con un enorme effetto domino. Parteciperanno al “nuovo crollo”, tutti i capi di Stato e di Governo dei Ventisette Paesi dell’Unione Europea e alcuni leader mondiali; il grande assente sarà il presidente americano Barack Obama, sostituito dal segretario di Stato Hillary Clinton. Fonti diplomatiche americane hanno ribadito che il presidente avrebbe voluto essere presente, e che domani «idealmente» sarà a Berlino, ma l’agenda dei suoi impegni è troppo fitta. Altro grande assente alla cerimonia di domani, in questo caso per motivi di salute, sarà Helmut Kohl, l’ultimo cancelliere della Germania Ovest che svolse un ruolo fondamentale nel processo di unificazione delle due Germanie. Da molto tempo l’ex leader della Cdu non rilascia interviste, ma più volte ha raccontato i giorni che cambiarono il mondo, ricordando inoltre il momento più emozionante della sua vita da politico che non fu il 9 novembre del 1989: «Alcuni anni dopo il 24 giugno del 1996, attraversai la Porta di Brandeburgo con Papa Giovanni Paolo II, il principale artefice della caduta del Muro». L’importanza del ruolo svolto da Papa Wojtyla negli ultimi anni dell’era dei due blocchi è stata riconosciuta da tutti i leader mondiali di allora e di oggi, anche dal cancelliere Angela Merkel. Sarà lei la protagonista di queste celebrazioni, il primo capo di governo nella storia della Repubblica Federale tedesca nata e cresciuta nella ex Ddr. La leader della Cdu ha raccolto senza esitazioni l’eredità di Kohl, del quale sta portando a termine il suo grande progetto politico: rendere uguali in tutto e per tutto le due Germanie. «In molti ambiti, le condizioni di vita si sono ampiamente equiparate. Ad esempio, l’aspettativa di vita oggi è pressoché uguale in tutta la Germania. Questo era molto diverso venti anni fa», ha sottolineato nei giorni scorsi la Merkel. Il cancelliere ha poi aggiunto che «ormai non si può più parlare di distinzione tra Est e Ovest, questo argomento non porta da nessuna parte». Parole che trovano conferma in uno studio dell’Istituto di ricerca economica di Colonia (Iw). Secondo il quale le economie delle regioni dell’ex Ddr tra soli 10 anni – e non tra 28 anni come previsto inizialmente – raggiungeranno i livelli delle regioni occidentali più povere della Germania, come la Bassa Sassonia e lo Schleswig-Holstein. «Quest’anno, il prodotto interno lordo pro-capite raggiungerà il 70% dei livelli della Germania occidentale», hanno commentato gli esperti della Iw, sottolineando che questo obiettivo era atteso originariamente per il 2028. Restano tuttavia ancora dei pessimisti che, a vent’anni dal crollo del Muro, vedono la parità economica fra l’Est e l’Ovest della Germania ancora come un sogno distante. Secondo analisti e politologi oggi in Germania c’è un nuovo muro che non divide più Est ed Ovest, bensì ricchi e poveri. Ogni anno nel Paese aumenta il numero di coloro che vivono sotto la soglia della povertà. Oggi sono il 13 per cento della popolazione, il 25 per cento va avanti con i contributi sociali dello Stato. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Agenzia federale del lavoro, circa 2 milioni e 250.000 persone percepiscono un sussidio di disoccupazione di lunga durata, di cui più di 300mila vivono a Berlino.
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