Sette ospedali e una banca del
sangue sono stati colpiti ieri da raid
aerei russi o governativi
siriani e sono stati parzialmente distrutti nel nord della
Siria
e a est della capitale
Damasco, dove già nei mesi scorsi le
aviazioni di Damasco e di Mosca avevano bombardato cliniche
mediche e dove insorti avevano colpito un ospedale con
l'artiglieria.
Le fonti non hanno ancora fornito un bilancio preciso delle
vittime ma si parla di "decine" di morti, tra cui "un neonato".
Ma le informazioni non possono essere verificate in maniera
indipendente. L'agenzia Ansa ha interpellato telefonicamente fonti
mediche che operano nel nord della Siria e nella regione di
Damasco. Le fonti hanno precisato che ad
Aleppo orientale, la
zona controllata dagli insorti anti-regime e da due settimane
completamente assediata dalle forze governative, sono stati
colpiti gli ospedali Bayan, Hakim, Daqmaq e Zahra, oltre a una
banca del sangue nel quartiere Shaar.
Un'altra clinica colpita si trova ad
Atareb, cittadina a
ovest di Aleppo lungo la strada che collega la contesa metropoli
siriana al confine occidentale con la Turchia. Un altro ospedale
è stato bombardato e distrutto nella
Ghuta orientale, vicino
Damasco. Il settimo ospedale colpito è quello pubblico di
Idlib,
capoluogo dell'omonima regione nord-occidentale.
Il
Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), che ad
Aleppo ha personale e uffici, ha confermato che degli ospedali
sono stati colpiti domenica mattina. Sul profilo Twitter del Cicr si
legge: "Altri ospedali colpiti stamani ad Aleppo. Civili e
ospedali non sono un obiettivo".
Da giorni, da quando si è stretto l'assedio
su Aleppo est,
le aviazioni russa e governativa siriana hanno intensificato gli
attacchi su quartieri densamente popolati da civili in trappola.
E i bilanci riferiti dall'Osservatorio nazionale per i
diritti umani in Siria (Ondus, espressione dei ribelli anti-regime) parlano di decine di morti al
giorno.
Tra le vittime donne e bambini.
Nei giorni scorsi
l'Onu aveva lanciato l'allarme umanitario
per i circa 300mila civili rimasti ad Aleppo est, dove
scarseggiano farina, medicine, combustibile domestico usato per
alimentare, tra l'altro, le pompe d'acqua potabile.