Vaccinazione antipolio in Nigeria - Archivio Ansa
«Oggi celebriamo un nuovo trionfo sanitario comune: lo sradicamento della poliomielite in Africa. È un successo incredibile e un motivo molto valido per festeggiare». Le parole del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, hanno suggellato ieri, in videoconferenza, la fine di un trentennio di impegno nel Continente africano e hanno, finalmente, aperto le porte alla piena scomparsa di una patologia temuta e fortemente invalidante che ha segnato la vita di milioni di bambini nel mondo. «Si tratta di un momento storico e più di 1,8 milioni di bambini sono stati salvati dalla malattia», nel corso degli ultimi anni, ha aggiunto.
Dei 350mila casi attivi nel mondo all’inizio dell’impegno coordinato internazionale nel 1988, 75mila erano in Africa, ma dopo gli ultimi casi individuati quattro anni fa nella Nigeria nord-orientale, l’Africa non ha più registrato un solo contagio. Nel continente, le campagne di vaccinazione hanno portato alla scomparsa del virus nella sua forma primaria («selvaggia»), ma restano rari focolai della versione derivata dai ceppi del virus in vivo usato per i vaccini. Solo una dozzina i casi individuati nel 2018 in Kenya, Mozambico e Niger, azzerati – secondo l’Oms – già lo scorso anno, ma anche Angola, Burkina Faso, Camerun, Ethiopia, Ghana, Nigeria e Zambia presentano un certo «livello di rischio». Comunque sia, quello contro la polio è un successo, come il precedente contro il vaiolo quarant’anni fa, che evidenzia l’utilità dell’azione comune contro le minacce globali alla salute e che risalta ancor più in un tempo in cui l’umanità sta affrontando la pandemia di Covid-19.
A sottolinearlo anche il direttore regionale per l’Africa di Oms, Matshidiso Moeti: «Mentre il Continente lotta contro il Covid-19, questo traguardo mostra che se leader, partner, autorità sanitari e comunità si associano possiamo vincere le sfide più difficili».
A causa della pandemia in corso, particolarmente diffusa in Sudafrica, Egitto e nell’area del Maghreb, le immunizzazioni di massa nel Continente sono state rinviate, ma il programma per lo sradicamento della poliomielite (a cui partecipano Oms, Unicef, Rotary International, Us Centers for Disease Control and Prevention, la Bill & Melinda Gates Foundation e Gavi, the Vaccine Alliance) è ora impegnato in attività essenziali di sorveglianza contro il coronavirus e nella pianificazione di future azioni di immunizzazione per fermare la trasmissione epidemica. Inoltre, la presenza di altre malattie, a partire dai focolai di ebola in Congo, non consente di abbassare la guardia.
Due i Paesi del mondo dove restano ancora attivi i focolai di polivirus «selvaggio»: in Pakistan e in Afghanistan con 147 e 29 casi lo scorso anno. Lì l’opera dei vaccinatori è resa difficile dall’insicurezza nelle aree maggiormente a rischio, perlopiù quelle a ridosso del confine tra i due Paesi, dove atteggiamento culturale e radicalizzazione religiosa si uniscono alle esigenze di controllo dei taleban e di altri gruppi militanti per minacciare l’opera dei vaccinatori. Come dimostrano i 92 uccisi in Pakistan dal 2012, undici solo lo scorso anno.