C'è la mano dei talebani e dei loro devastanti rudimentali ordigni esplosivi (Ied) dietro l'incremento del 31% delle vittime civili nel primo semestre 2010 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno in Afghanistan ma anche, sia pure in misura molto minore, quella dei blitz aerei delle forze militari afghane ed internazionali. Presentando oggi a Kabul il Rapporto di metà anno 2010 sulla Protezione dei civili nei conflitti armati, lo speciale rappresentante del segretario generale dell'Onu, Staffan de Mistura, si è rammaricato particolarmente del fatto che «i bambini e le donne sostengano un peso sempre maggiore in questo conflitto».La Missione di assistenza dell'Onu in Afghanistan (Unama) ha registrato fra il primo gennaio ed il 30 giugno 2010, 1.271 morti e 1.997 feriti, di cui la quota attribuita ai talebani e alle altre forze antigovernative (2.477 fra morti e feriti) è del 76%, in forte aumento (+59%) sul 2009, mentre quella di cui sono responsabili esercito afghano e Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) è in calo del 30%.L'Unità impegnata sui Diritti umani dell'Unama ha identificato due fattori per l'incremento delle vittime civili: l'uso da parte degli insorti di ied sempre più sofisticati e potenti, e il forte aumento dei civili da loro giustiziati o assassinati.Il Rapporto rileva quindi che per quanto riguarda le forze filogovernative, agli attacchi aerei dell'Isaf vanno imputate 69 delle 223 vittime civili da loro provocate nel primo semestre 2010. Anche se tali vittime, sottolinea il rapporto, sono in forte calo.Nelle direttive di recente pubblicate alle truppe, il comandante dell'Isaf, generale David Petraeus, ha sottolineato che la preservazione dell'incolumità dei civili deve essere la principale preoccupazione nell'azione militare. E perfino il Mullah Omar, guida spirituale dei talebani, ha di recente rinnovato le raccomandazioni ai propri comandanti a proteggere la vita dei civili durante le loro azioni «controgli invasori».