Un'autobomba è stata fatta esplodere sabato pomeriggio da un attentatore suicida contro un convoglio militare italiano, nella provincia ad alta densità talebana di Farah. Nessun ferito tra gli alpini, ma questo nuovo episodio, rivendicato dai talebani, fa salire ulteriormente il livello di allarme. Tre gli attentati e scontri a fuoco concentrati in poco più di 24 ore: non era mai successo, per i militari italiani in Afghanistan.
L'AUTOBOMBA Un convoglio della Task force south composto da cinque blindati Lince, con a bordo alpini del 9/o reggimento dell'Aquila stava rientrando al termine di un'attività operativa alla base avanzata di Bala Baluk, un avamposto sperduto nella provincia di Farah, nell'ovest del Paese. Alle 16.30 (le 14 in Italia), a circa tre chilometri dalla base, l'esplosione. Secondo quanto ricostruito al comando del contingente italiano di Herat una vettura, già ferma sul ciglio della strada, al passaggio della colonna di Lince si è improvvisamente mossa, inserendosi tra il secondo e terzo mezzo ed esplodendo. Nella deflagrazione, il terzo veicolo, investito dall'onda d'urto, ha riportato solo lievi danni, che non ne hanno comunque compromesso l'efficienza. Nessun ferito tra gli italiani, mentre l'attentatore suicida è morto nella deflagrazione. Tutti i mezzi hanno proseguito, rientrando alla base, ed una squadra di reazione rapida composta da artificieri del 32/o reggimento Genio e carabinieri della polizia militare è stata subito inviata sul posto per isolare l'area e investigare sull'attentato.
TALEBANI RIVENDICANO L'azione del kamikaze è stata rivendicata a stretto giro dai talebani. Un loro portavoce, Zabihullah Mujahid, ha sostenuto via web che «un coraggioso mujahid di nome Abdul Hadi che ha cercato il martirio ha fatto esplodere verso le 17 la sua Corolla imbottita di esplosivo nel convoglio militare e logistico». E così, prosegue la propaganda talebana, «almeno dieci invasori della Nato sono stati uccisi e due mezzi blindati distrutti».
ESCALATION DI VIOLENZA Rivendicazione a parte, gli uomini dell'intelligence stanno seguendo con grande attenzione questa escalation di violenza nel settore occidentale dell'Afghanistan a comando italiano: una recrudescenza di "azioni ostili" caratterizzata non solo dalla maggiore frequenza degli attacchi, ma anche dalle diverse tecniche usate, che denoterebbero una maggiore pericolosità degli 'insortì. Dai rudimentali "Ied", gli ordigni esplosivi improvvisati piazzati lungo la strada, si è infatti passati alle autobomba - una è esplosa ieri a ridosso della base italiana di Herat, ferendo tre agenti di polizia afgani - e al probabile impiego di kamikaze stranieri: non è un caso che proprio a Bala Baluk, dove è avvenuto l'attentato di oggi, due giorni fa le forze Nato hanno compiuto un blitz in un campo di addestramento di ribelli uccidendo un capo talebano accusato di introdurre combattenti dall'Iran. Inoltre, gli insorti non temono più di scontrarsi anche frontalmente con le forze Nato: è quello che è successo ieri aBala Murghab, nell'attacco in cui tre militari italiani sono rimasti feriti.
FERITI IN ITALIA E GERMANIA Venerdì, tre militari italiani erano stati feriti nel corso di un violento scontro a fuoco con un folto gruppo di ribelli. I due in condizioni meno gravi arriveranno domenica mattina a Roma, con un Falcon 900 dell'Aeronautica, per essere poi trasferiti all'ospedale militare del Celio. Il terzo ferito, il più grave, con lesioni serie a un polmone, si trova invece da oggi nell'ospedale Usa di Ramstein, in Germania. Qui è giunto intorno a mezzogiorno con un velivolo della Nato su indicazione dei medici della base americana di Bagram, in Afghanistan, che durante la notte lo hanno sottoposto a un primo intervento chirurgico. Una equipe del policlinico militare del Celio è già a Ramstein per collaborare con i medici dell'ospedale americano.