Il Pentagono ha disposto l'apertura di un'inchiesta penale sulla fuga di notizie che ha permesso al sito
WikiLeaks di diffondere oltre 91mila documenti riservati sulla guerra in Afghanistan e che hanno mostrato al mondo il volto sporco della guerra afghana voluta nel 2001 da George W. Bush. Lo ha annunciato il portavoce del Ministero della Difesa, colonnello Dave Lapan. La divisione investigativa penale dell'Esercito ha guidato l'indagine su Bradley Manning, uno specialista di intelligence dell'Esercito accusato di aver fornito a Wikileaks altri documenti segreti. Lapan però ha detto che non è chiaro se l'ultimo scoop sia da ricondurre a ManningSi tratta di migliaia di pagine di documenti in cui viene raccontato tutto quello che di una guerra non si è potuto mai raccontare, scovate dal sito Wikileaks e passate al New York Times, al Guardian e a Der Spiegel. Che non hanno esitato a pubblicare, a far emergere un’immagine devastante di quello che è effettivamente successo in Afghanistan dal gennaio del 2004 al dicembre del 2009. Innescando la rabbia della Casa Bianca e delle autorità pachistane.
LA REZIONENel frattempo, sulla vicenda è itnervenuto il presidente della Commissione Affari Esteri del Senato americano, John Kerry, secondo cui non si dovrebbe «dare troppa importanza al significato dei documenti» di intelligence sulla guerra in Afghanistan resi pubblici da Wikileaks. È quanto Kerry ha dichiarato oggi in un'audizione al Senato. «Penso sia importante non eccitarsi troppo sul significato di questi documenti», ha dichiarato Kerry. Secondo il senatore democratico, «la gente dovrebbe fare molta attenzione a valutare la portata di ciò che legge». Il senatore democratico ha sottolineato che le accuse secondo cui i servizi segreti pakistani aiuterebbero i talebani «non sono novita». Kerry, che ha condannato la fuga di notizie definendo «inaccettabile» la pubblicazione dei documenti da parte di Wikileaks, ha inoltre rifiutato di paragonare la vicenda con quella riguardante a suo tempo la pubblicazione dei "Pentagon Papers", resi noti durante la guerra in Vietnam. Tra le due vicende e i due tipologie di documenti "non c'è alcun tipo di relazione" ha affermato.Di parere opposto Daniel Ellsberg, la "gola profonda" del Pentagono responsabile di una clamorosa fuga di notizia che nel 1971 cambiò il corso della guerra del Vietnam e che portò alla pubblicazione proprio dei "Pentagon Papers". Per Ellsberg i documenti di Wikileaks sulla "guerra sporca" in Afghanistan sono paragonabili, quanto a impatto, ai suoi Pentagon Papers: «È in corso una vergognosa escalation», ha detto Ellsberg, sottolineando però una differenza: Barack Obama è peggio di Richard Nixon «o di tutte le altre amministrazioni dei suoi predecessori messi assieme» quanto a dar la caccia alle "gole profonde". Prima di Obama solo tre persone sono finite in prigione per aver divulgato segreti di stato e Ellsberg è stato il primo sotto Nixon: «Obama invece ne ha messi dentro tre: oltre a Bradley Manning (il giovane soldato indagato per il colpo di Wikileaks), due individui accusati per "furto di segreti" sotto George W. Bush e che l'amministrazione Bush non aveva voluto mettere sotto processo».Per Ellsberg, l'importanza dello scoop di Wikileaks è che «è una mole di materiale così enorme, e la gente capirà che non c'è niente in tutte quelle pagine che giustifica la guerra, l'escalation e tutti quei milioni di dollari che vengono spesi. È quello che i Pentagon Papers mostrarono con poche migliaia di pagine».Pagine che Ellsberg "trafugo" copiandole «su lente fotocopiatrici Xerox che non erano ovviamente in grado di replicare una mole di materiale paragonabile a quella di Wikileaks». Questo fa capire le differenze tra allora e oggi. Così come il nuovo scoop mostra le potenzialità della collaborazione tra New York Times e altri giornali e tra i giornali e Wikileaks: qualcosa che all'uomo dei Pentagon Papers sembra un fatto "storico".All'epoca Ellsberg mise le mani su 14mila pagine di documenti segreti del Pentagono che dimostrarono come il governo aveva ingannato il pubblico sulle possibilità di vincere in Vietnam e sul livello raggiunto dalle perdite americane. La 'gola profondà del Pentagono consegnò metà del "malloppo" al New York Times, che lo pubblicò a puntate nel 1971. Lo scoop fece scalpore. L'amministrazione Nixon tentò di bloccare la pubblicazione: anche se i documenti riguardavano in gran parte il comportamento delle amministrazioni democratiche precedenti, la Casa Bianca non poteva permettere che segreti di Stato fossero diffusi sui giornali. Alla fine vinse il New York Times con una sentenza della Corte Suprema considerata storica per la libertà d'espressione.