All'indomani della tragedia, si confermano i contorni drammatici della strage causata dalla frana che ieri ha travolto uno sperduto villaggio nel nord-est dell'Afghanistan. Un portavoce del governatore della provincia del Badakhshan ha reso noto che, al momento, sono 2.100 le vittime confermate, appartenenti a 300 diverse famiglie.Le Nazioni Unite intanto hanno annunciato di volersi concentrare sugli oltre 4mila sfollati causati dal disastro e hanno ipotizzato il rischio di ulteriori frane nella zona. Un mare di terra, fango e pietre ha sepolto alcuni villaggi nel distretto di Argu. La frana è stata causata dal maltempo. Il Badakhshan è una provincia remota nel nord-est del Paese, al confine con Tajistan, Cina e Pakistan. Due settimane fa acquazzoni seguiti da un lieve terremoto avevano ucciso quattro persone e distrutto un centinaio di abitazioni nella provincia settentrionale di Takhar. L'ultima grande alluvione in Afghanistan si è registrata nell'agosto scorso, quando in 40 persero la vita nell'est e nel sud del Paese, così come a Kabul.Intanto il presidente
Barack Obama ha detto ai giornalisti che gli Stati Uniti "sono con il popolo afghano" colpito dalla tragedia della frana nel nord-est del Paese e sono "pronti ad aiutare per far fronte al disastro".
Però appena 24 ore dopo le due frane
provocate da piogge battenti che hanno sepolto migliaia di
persone in un villaggio della provincia settentrionale di
Badakhshan, il governo afghano ha mostrato tutta la sua
impotenza permettendo alle autorità locali di sospendere già le
ricerche di eventuali superstiti e di trasformare la zona
disastrata in un grande "cimitero collettivo".
Dopo aver rivolto ripetuti accorati appelli alla comunità
internazionale affinché aiutasse i soccorritori impegnati nel
villaggio di Aab Barik del distretto di Argo, sostenendo che gli
smottamenti del terreno avevano causato 2.100 morti, il
governatore provinciale Shah Waliullah Adib ha sorpreso tutti
annunciando oggi improvvisamente "la sospensione delle ricerche
delle vittime" sepolte sotto decine di metri di fango, terra e
sassi.
"Non abbiamo molti mezzi e non abbiamo macchine per scavare",
ha spiegato ai giornalisti presenti sul posto, aggiungendo che
"finora sono stati recuperati solo 15 corpi. Per cui lo stop è
l'unica soluzione possibile". A questo fine le autorità locali, d'intesa con i mullah del posto, hanno organizzato per il tardo pomeriggio una cerimonia
religiosa per decretare il luogo del disastro come "cimitero
collettivo". Per disposizione del presidente Hamid Karzai,
invece, domani in tutto l'Afghanistan si osserverà una giornata
di lutto nazionale.
Nel frattempo, comunque, erano pervenute al governo afghano
le condoglianze di gran parte della comunità internazionale per
la tragedia e l'offerta di aiuti da parte di molti Paesi, fra
cui gli Stati Uniti e l'India che ora, si è appreso, saranno
diretti al sostegno delle migliaia di persone che sono rimaste
senza un tetto.
Peraltro la Direzione per la Gestione dei disastri naturali
dell'Afghanistan sta riservando una grande attenzione
all'instabilità della montagna che sovrasta la zona
dell'incidente per l'ipotesi che un'altra frana, la terza, si
stacchi dal versante meridionale. Per questo almeno 4.000
persone sono state trasferite in un luogo più sicuro.
Risparmiata dalle sofferenze della guerra civile che da
decenni insanguina il Paese, la provincia di Badakhshan,
confinante con Tagikistan, Pakistan e Cina, ed incassata fra le
montagne dell'Hindu Kish e del Pamir, è stata spesso colpita in
passato da catastrofi naturali. Ma mai delle dimensioni di
quella abbattutasi ieri nel distretto di Argo, e di cui non
conosceremo probabilmente mai il reale bilancio di
vittime.