sabato 21 febbraio 2015
Per anni hanno lavorato come mediatori culturali con i nostri soldati: con la fine della missione Isaf correrebbero grossi r​ischi. Con loro l'intera famiglia.
Kabul, verso colloqui governo-talebani
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In mezzo alle migliaia di migranti già arrivati in Italia in questo inizio d'anno, ce ne sono 90 molto particolari. Non sono sbarcati su una carretta del mare partita dalla Libia. Sono giunti per vie "regolari" dall'Afghanistan. Si tratta degli interpreti e dei mediatori culturali che per anni hanno lavorato con il contingente italiano ad Herat, in Afghanistan. Nei giorni scorsi sono atterrati in Italia insieme alle loro famiglie - tanti i bambini - e sono stati distribuiti nelle strutture di accoglienza di varie regioni con un permesso di soggiorno speciale per protezione internazionale della durata di quattro anni.La missione Isaf in Afghanistan si è conclusa lo scorso 31 dicembre. A gennaio è iniziata una nuova missione, Resolute Support, dai numeri molto più contenuti. I militari italiani rimasti ad Herat sono solo 750 e caleranno gradualmente nei prossimi mesi fino a lasciare completamente l'area entro fine anno. Proprio in Afghanistan l'Italia ha pagato il più pesante tributo versato dai suoi militari dalla seconda Guerra Mondiale: 54 morti.La situazione nel Paese non è ancora stabilizzata e, anche se quella di Herat è una delle province più pacificate, per gli afgani che per anni hanno vissuto e lavorato fianco a fianco con il contingente tricolore nella base di Camp Arena potrebbero esserci rischi una volta che gli italiani avranno lasciato il Paese.Sono interpeti, mediatori, persone che hanno rappresentato una risorsa preziosa per il contingente italiano che, grazie a loro, ha potuto familiarizzare e prendere contatti con gli anziani, le autorità, la gente dei vari villaggi della regione Ovest dell'Afghanistan. L'Italia ha pensato di ricompensarli offrendo loro la possibilità di vivere qui. Lo prevede la legge sul rifinanziamento delle missioni internazionali. "I cittadini afghani che hanno effettuato prestazioni con carattere di continuità a favore del contingente militare italiano nell'ambito della missione Isaf - si legge - e nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che qualora permangano in Afghanistan siano esposti al rischio di danni gravi alla persona, a domanda, possono essere trasferiti nel territorio nazionale, insieme con il coniuge e i figli nonché i parenti entro il primo grado, per il riconoscimento della protezione internazionale". I 90 sono arrivati nei giorni scorsi e potranno rimanere nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) per quattro anni. Per la loro accoglienza previsto uno stanziamento di 790 mila euro per il 2014, 4,7 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2015 al 2017 e 3,9 milioni per il 2018.

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