"La presenza dei nostri militari in Afghanistan è imprescindibile. Lasceremo il Paese solo quando saranno garantite le condizioni di sicurezza". Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, stronca sul nascere ogni speculazione. Il governo non pensa, nè può pensare al ritiro della missione. E le parole di un ministro di peso come Umberto Bossi ("io li porterei a casa tutti") sono state dettate da uno slancio affettivo, "un sentimento paterno".Si affretta a chiudere la vicenda, il ministro della Difesa. Ma le affermazioni del leader della Lega, consegnate ai giornalisti nella notte di sabato, dopo gli ennesimi attacchi ai soldati italiani e il ferimento di 3 di loro, mettono in difficoltà il governo. Sia perché per la prima volta mostrano possibilità di spaccature sulle missioni militari all'estero. Sia perché scoprono il fianco all'opposizione. Con il Partito democratico che invoca sicurezza per i militari e l'Italia dei valori che chiede di "ridiscutere in Parlamento il senso della missione". "Torneremo indietro - assicura La Russa - quando avremo concluso l'obiettivo della missione, che è dare all'Afghanistan la possibilità di gestire autonomamente il territorio". Bossi, invece, commentando il ferimento, ieri, di alcuni militari, sosteneva: "La missione costa un sacco di soldi e visti i risultati e i costi bisognerebbe pensarci su". Una questione di rapporto benefici-costi, quella che ha posto il ministro delle Riforme, dunque. Ma dal governo il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta si affretta a bocciarla e il titolare della Difesa la derubrica a reazione sentimentale: "pensieri da papà". "Le opinioni di Bossi sono rispettabilissime - taglia corto anche il presidente della commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini - ma non sono quelle dei partiti di maggioranza e opposizione".Del resto niente sul fronte governativo lascia intravedere una riduzione dell'impegno in Afghanistan. Anzi, di fronte a quella che "è visibilmente un'escalation", il ministro degli Esteri Franco Frattini in un'intervista al
Corriere della Sera assicura che i militari italiani saranno messi in condizione di fronteggiare i pericoli: "aumenteremo i Predator e la copertura dei Tornado". Mentre La Russa annuncia un vertice della Difesa tra martedì e mercoledì prossimi a L'Aquila, per fare il punto della situazione. E il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, chiarisce che "nelle prossime ore" otterrà il via libera definitivo a Palazzo Madama la legge che proroga la partecipazione italiana alle missioni.
L'opposizione attacca. Ma intanto l'opposizione mette in evidenza le divisioni nel governo. Il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, sottolinea che sulla vita degli italiani "non si può giocare" e non si può avere "la lingua biforcuta". Mentre l'Italia dei valori chiede di "ridiscutere il senso della missione" (missione di pace o partecipazione a una guerra?), dopo il 20 agosto, data delle elezioni afghane. Quanto al Pd, mentre gli ex alleati della sinistra estrema tornano a invocare il ritiro, i democratici rispondono compatti che non è in discussione la presenza in Afghanistan. "Il primo nostro dovere è proteggere i nostri soldati" sottolinea il segretario Dario Franceschini, il quale chiede al governo di "ridefinire i termini della missione" a livello internazionale, dopo l'escalation. Ma "non si può tornare indietro", dice il presidente del Copasir Francesco Rutelli, che, alludendo a Bossi, invoca il "pieno supporto delle istituzioni" per i militari. Mentre l'ex ministro della Difesa Arturo Parisi intima al governo di attenersi ai termini delle missioni così come approvati dal Parlamento, senza prendere altre decisioni.
La lega: «Polemiche strumentali» - Ma alla fine è la stessa Lega Nord a prendere posizione e a chiedere uno stop a quelle che definisce «polemiche strumentali». «La Lega - affermano in una nota congiunta i capigruppo parlamenateri Federico Bricolo e Roberto Cota - ha sempre mantenuto gli impegni assunti dal governo e lo farà anche in questo caso. Dunque non c`è alcun contrasto a livello di maggioranza. Bossi ha aperto una riflessione giusta peraltro in corso in molti paesi impegnati in Afghanistan.