venerdì 6 marzo 2015
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Sono quasi 50.000 gli account Twitter che operano per conto dell'Is. Per la precisione, 46.000. Li ha censiti una ricerca statunitense, The Isis Twitter Census, realizzata da J.M. Berger e Jonathon Morgan. Secondo lo studio, che ha analizzato l'ultimo trimestre del 2014, i tre quarti dei tweet sono in arabo, un quarto in inglese. I follower sono in media un migliaio. La maggior parte dei profili sono stati creati nel 2014, anche un migliaio è stato chiuso da Twitter a fine anno. Stime più azzardate, affermano gli autori, potrebbero ipotizzare fino a 90.000 profili Twitter legati a Is. Ma che cosa twitta l'Is? Dai miliziani del sedicente Stato islamico arrivano i noti video dell'orrore, filmati di esecuzioni o di preparazione di missioni suicide. Ci sono inoltre i video, non meno aberranti, sulla vita quotidiana nel Califfato: dall'educazione dei piccoli "jihadisti" alla condizione delle donne. A questi input che giungono dai vertici dell'organizzazione si aggiunge l'azione di una rete di "simpatizzanti" che non producono contenuti ma li diffondono. Quello che su Twitter non si trova, osserva la ricerca, è il reclutamento direttodei nuovi miliziani, che evidentemente avviene "su applicazioni che offrono contatti personali, quali Kik, WhatsApp e Skype". Sui social l'Is punta a creare e alimentare "simpatie". La centralità dei social media nella strategia dell'Is è ben nota alla Difesa Usa. Il nuovo capo del Pentagono, Ashton Carter, nei giorni scorsi al Senato ha detto: "È un gruppo terroristico che si sostiene sui social media come non avevamo mai visto prima". "Persone lontanissime dal campo di battaglia, da ogni esperienza di radicalismo, vengono attratte attraverso i social".
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